Un SSD M.2 in un Mac G4 del 1999? Si può fare!

Un appassionato ha deciso di installare un SSD all'interno di un Mac G4 di oltre 20 anni fa.

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a cura di Rodrigo Boschi

I dischi a stato solido sono stati una manna dal cielo nel mondo dei Personal Computer. Se in un PC destinato al Gaming o in una workstation professionale un SSD è dotazione standard da più di 10 anni, al mondo ci sono anche tantissime macchine date per obsolete e spacciate, che però hanno trovato nuova vita sostituendo il vetusto disco meccanico con una moderna unità a stato solido. Perché in fin dei conti un Core i3 di prima generazione, magari aggiornato a Windows 10 ed equipaggiato con un SSD, può ancora dire la sua per un uso casalingo basilare.

Ma quanto indietro ci si può spingere? La risposta arriva da Pierre Dandumont di Journaldulapin.com, che si è cimentato in una vera e propria sfida per riuscire nel suo intento: dotare un Power Mac G4 di un disco a stato solito!

Il Power Mac G4 è stato rilasciato sul mercato da Apple nel lontano 1999 ed è rimasto in produzione, passando per vari aggiornamenti, fino al 2002. La macchina (che ai tempi si collocava nella fascia alta del mercato) offriva una buona possibilità di espansione, grazie ai canali IDE o SCSI aggiuntivi (che permettevano di aggiungere unità d’archiviazione) e alla disponibilità di slot PCI liberi. Una nota curiosa in merito alla scheda madre basata su CPU Power era la mancanza di uno slot AGP (standard per le schede grafiche al tempo), con invece la possibilità di utilizzare le (poche) VGA realizzate per slot PCI.

Sfortunatamente nessuno di questi connettori è più utilizzabile per collegare hardware moderno, ma questo non ha scoraggiato Pierre che ha reperito facilmente degli adattatori PCI-PCIe, che tuttavia non sono sufficienti a far funzionare i moderni SSD PCIe dentro il Mac G4, dato che ovviamente manca il supporto al protocollo NVMe. Quasi incredibilmente la scheda madre offre il supporto per AHCI, il protocollo usato dai moderni HDD ed SSD con interfaccia SATA.

Superato lo scoglio della compatibilità meccanica con gli adattatori e dei protocolli di comunicazione scegliendo il giusto SSD, l’ultima sfida era rendere l’unità avviabile: per farlo occorre utilizzare una versione modificata di OpenFirmware (l’equivalente del BIOS dei Mac del tempo) e una immagine di MacOS dedicata. Qui potete trovare tutte le spiegazioni dettagliate in merito.

Se vi state chiedendo quali prestazioni si ottengono dopo una fatica simile, ecco i numeri: 133MB/s in lettura e scrittura, cioè la banda massima possibile per uno slot PCI 33MHz half duplex, che un SSD M.2 SATA capace di oltre 500MB/s riesce facilmente a saturare.

Se a questo punto vi state chiedendo se ne valga la pena, vi riportiamo altre possibili soluzioni per installare un SSD su questo Mac di 20 anni fa lasciando a voi la sentenza. Se Pierre avesse utilizzato un adattatore USB sarebbe stato limitato a 12MB/s offerti dalle porte USB 1.1, mentre avrebbe avuto circa 50MB/s se avesse utilizzato una porta FireWire 400. Le prestazioni sono estremamente ridotte in entrambi i casi, ma non sarebbe stato necessario modificare l'OpenFirmware in quanto MacOS era già in grado di avviarsi sia via FireWire che via USB già 20 anni fa.

Noi non siamo sicuri in merito all’effettiva utilità del progetto, ma come per molti progetti basati piattaforme obsolete o economiche (come Raspberry Pi), non sono né la convenienza né le prestazioni a motivarne l’esistenza, quanto piuttosto la curiosità e la voglia di divertirsi degli appassionati.