USA giù dal podio dei supercomputer, il bronzo è svizzero

Non accadeva dal novembre 1996. La Cina ha i supercomputer più potenti al mondo, poi c'è il rinnovato Piz Daint della Svizzera. Gli Stati Uniti provano a reagire finanziando la ricerca sui sistemi exascale.

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a cura di Manolo De Agostini

Gli Stati Uniti escono dalla top 3 dei supercomputer più potenti al mondo. È la seconda volta in 24 anni, ed è la prima dal novembre 1996, quando tre sistemi giapponesi riuscirono a ottenere le prime posizioni della lista TOP500.

La 49esima edizione della classifica vede davanti a tutti due supercomputer installati in Cina e uno in Svizzera. Al vertice rimane il Sunway TaihuLight, sviluppato dal National Research Center of Parallel Computer Engineering & Technology (NRCPC) cinese e installato presso il National Supercomputing Center di Wuxi. Con una prestazione nel test Linpack di 93 petaflops, è in prima posizione dal giugno dello scorso anno.

piz daint

A seguire c'è l'ex numero uno, Tianhe-2 (Milky Way-2), un sistema creato dalla National University of Defense Technology (NUDT) cinese all'interno del National Supercomputer Center di Guangzho. In questo caso la prestazione con Linpack si ferma "solo" a 33,9 petaflops. La novità si chiama Piz Daint, aggiornato di recente.

Si tratta di un sistema Cray XC50 installato al Swiss National Supercomputing Centre (CSCS) a cui è stata "cambiata faccia" con l'uso di schede acceleratrici Nvidia Tesla P100 che ne hanno raddoppiato la potenza. Si è passati da 9,8 petaflops a 19,6 petaflops, cosa che ha permesso di scalare cinque posizioni nel ranking.

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Scende quindi in quarta posizione Titan, il primo sistema installato sul suolo a stelle e strisce. È un sistema Cray X7 situato all'Oak Ridge National Laboratory dal Dipartimento dell'Energia. Ha una potenza di 17,6 petaflops secondo Linpack, ed è rimasto invariato dal 2012.

Gli Stati Uniti occupano cinque posizioni della top 10 e guidano per numero di sistemi totali nella classifica, ben 169. La Cina però vicina con 160. Entrambi i paesi hanno perso quote rispetto a sei mesi fa, quando vantavano entrambi 171 supercomputer. Il Giappone ne ha 33, la Germania 28, la Francia e il Regno Unito si fermano a 17.

Nonostante l'uscita dalle prime tre posizioni, gli Stati Uniti però sono tutt'altro che in declino nel settore dei supercomputer. Il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti (DOE) ha annunciato nei giorni scorsi l'Exascale Computing Project, così da accelerare la ricerca in campo tecnologico per poter sviluppare i primi supercomputer exascale della nazione.

PathForward, il nuovo programma triennale che dà finanziamenti per la ricerca, mira a sviluppare e a promuovere i progressi nel campo delle tecnologie hardware di nuova generazione.

ecp

Il DOE investirà 258 milioni in tre anni, mentre le aziende che fanno parte del progetto dovranno partecipare con fondi aggiuntivi per almeno il 40% dei loro costi totali, per un investimento complessivo di almeno 430 milioni di dollari. A ricevere i fondi e a partecipare allo sviluppo troviamo: Advanced Micro Devices (AMD), Cray Inc. (CRAY), Hewlett Packard Enterprise (HPE), International Business Machines (IBM), Intel Corp. (Intel) e NVIDIA Corp. (NVIDIA).

L'obbiettivo del Dipartimento è dare impulso allo sviluppo hardware e software al fine di ottenere almeno un sistema exascale entro il 2021. Per gli Stati Uniti non si tratterà però di una rincorsa facile: la Cina ha intenzione di creare il primo prototipo di supercomputer exascale già quest'anno, e potrebbe essere pronta nel 2020. L'Europa punta invece al 2023.

Con exascale s'intendono sistemi capaci di fare almeno un exaFLOPS di calcoli al secondo, ossia un miliardo di miliardi di operazioni al secondo, ben più dei diversi milioni di miliardi degli attuali supercomputer di classe petaFLOPs.


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