USA, nuova tassa su Bitcoin e scambi tra criptovalute

Fino a oggi il trading di criptovalute all'interno degli exchange è stato un territorio deregolato, in grado di offrire grandi profitti e grandi rischi. Gli Stati Uniti introducono una nuova normativa fiscale che rende un po' meno selvaggio, ma anche meno attraente, l'investimento in criptovalute.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il governo statunitense è sul punto di imporre una nuova tassa sulle criptovalute. In particolare, la nuova normativa prevede una tassazione sugli scambi tra criptovalute. Si andrebbe ad aggiungere alle tasse già applicate oggi, che si pagano al momento della cosiddetta "exit" cioè quando si convertono le criptovalute in valuta FIAT (dollari nel caso specifico).  

Con la nuova norma USA, invece, si andrebbe a pagare anche sui profitti ottenuti, per esempio, passando da BTC a Monero e poi di nuovo a BTC. Profitti che possono essere anche molto sostanziosi, come sapranno i lettori che hanno un po' di esperienza nel trading di criptovalute.

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"La legge è una brutta notizia" ha commentato un avvocato fiscale sentito da Bloomberg. "Ogni volta che si scambia una valuta digitale con un'altra, un token per un altro, sarà un evento tassabile". Secondo Brian Kristiansen, partner di una società specializzata, questo però non fermerà gli investitori.

La novità sarà effettiva dal prossimo primo gennaio. Da quel giorno gli exchange, i siti che offrono servizi di scambio tra criptovalute, saranno tenuti ad applicare le nuove tasse - almeno quelli in territorio USA e per i clienti statunitensi.

Questo nuovo approccio è possibile perché per il fisco statunitense le criptovalute sono proprietà e non denaro, ai fini fiscali. E come proprietà sono soggette alla tassazione sui guadagni da capitale - più o meno come in Italia paghiamo tasse su terreni e immobili. La nuova normativa, dunque, cerca di regolare e tassare "scambi tra proprietà" e i profitti derivanti. Una materia, dal punto di vista fiscale, piuttosto complessa.

Nell'insieme la novità renderà la vita un po' più difficile agli investitori statunitensi, ed è lecito supporre che la nuova tassazione spingerà molti ad abbandonare le criptovalute. Se e come questo avrà ripercussioni sul mercato globale, o se altri paesi seguiranno l'esempio USA, resta da vedere.

Potenzialmente una brutta notizia, ma d'altra parte "una regolazione più definita significherà che gli asset digitali saranno più facilmente accettati", sostiene Ryan Losi della società di consulenza PIASIK. "Questo sistema di pagamento diventa più anziano e più diffuso, più scalabile, e finirà per essere regolato", continua Losi. "Sempre più persone arriveranno ad accettarlo e a sostenerlo, anche se per natura è molto speculativo".

Secondo quest'ultima opinione, dunque, sarebbe un ulteriore passo verso la maturità. Una regolamentazione fiscale completa indicherebbe che le criptovalute sono più vicine a una generica accettazione da parte di cittadini e istituzioni - proprio perché questo mondo sembrerebbe un po' meno un Far West senza regole.

Sul lato opposto della barricata troviamo invece quelle persone che credono nelle criptovalute non come strumenti speculativi, ma come un nuovo oggetto tecnologico con il potenziale per rendere superflui Stati e banche centrali. Per chi è di questa opinione, probabilmente, il nuovo regolamento fiscale non è affatto gradito.