Wireless e SSD, prove tecniche

Una nuova tecnica permette di ridurre l'ingombro all'interno di un SSD, permettendo l'uso di un maggior numero di chip di memoria.

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a cura di Manolo De Agostini

I ricercatori della Keio University hanno svelato una tecnica in grado di permettere la realizzazione di SSD che richiedono meno energia e componenti. Si tratta dell'accoppiamento induttivo che, tramite l'uso della tecnologia wireless, potrebbe permettere lo sviluppo di dischi composti da 64 chip di memoria NAND Flash. Un disco sviluppato con questo metodo permetterebbe di risparmiare fino a 50% di energia, senza dimenticare che potrebbe ridurre di un ottavo il livello di scala di integrazione di un circuito integrato.

Un cosiddetto micro SSD potrebbe essere creato partendo da un singolo package LSI, con 64 chip NAND Flash e circa 200 fili conduttivi. Duecento è un numero di gran lunga inferiore ai 1500 richiesti oggigiorno. Il gap di connessioni sarebbe coperto da una tecnologia wireless. Infatti, la comunicazione dei dati tra i chip di memoria e quello di controllo può avvenire senza fili, quindi i collegamenti fisici sarebbero necessari solo per trasmettere energia e agire come controllo / terra.

I ricercatori hanno mostrato un prototipo realizzato a 180 nanometri grazie all'uso di sei chip, uno sull'altro.