Quando si parla di cannabis, l’attenzione si concentra spesso sulla sostanza in sé, ma una nuova ricerca rivela che il motivo per cui una persona sceglie di iniziare a farne uso può influenzare profondamente la salute mentale futura. Due studi condotti dall’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King’s College di Londra e dall’Università di Bath hanno analizzato i dati di oltre 3.000 utilizzatori, evidenziando legami preoccupanti tra le motivazioni iniziali e lo sviluppo di sintomi paranoici. I risultati, pubblicati su BMJ Mental Health e Psychological Medicine, offrono un nuovo punto di vista nel dibattito sulla legalizzazione della cannabis.
Gli individui che hanno iniziato a usare cannabis per automedicarsi contro dolore fisico, ansia o depressione hanno mostrato punteggi di paranoia più elevati rispetto a chi l’ha provata per curiosità o divertimento. Questa differenza emerge chiaramente dal sondaggio “Cannabis & Me”, che ha coinvolto 3.389 ex e attuali consumatori. Il dottor Edoardo Spinazzola, primo autore dello studio, sottolinea che “il motivo per cui qualcuno inizia a usare cannabis può influenzare drasticamente la sua salute a lungo termine”. Chi ha usato cannabis come automedicazione ha riportato punteggi medi di ansia e depressione superiori alla soglia raccomandata per un intervento psicologico.
Il peso del THC nel consumo settimanale
Secondo l’indagine, il consumatore medio assume circa 206 unità di THC a settimana, pari a 10-17 spinelli con concentrazione standard al 20%. Tuttavia, chi ha iniziato per gestire ansia o depressione raggiunge rispettivamente 248 e 254,7 unità settimanali, mentre chi è stato influenzato dall’ambiente familiare arriva a 286,9.
Il professor Tom Freeman dell’Università di Bath suggerisce di introdurre un sistema di monitoraggio simile a quello usato per l’alcol: unità standard di THC che aiutino a misurare e gestire meglio il consumo.
Traumi infantili: un collegamento complesso
Il secondo studio ha approfondito la relazione tra traumi infantili, uso di cannabis e paranoia. Più della metà dei partecipanti (52%) ha dichiarato di aver vissuto esperienze traumatiche, con abusi fisici ed emotivi che emergono come i predittori più forti di paranoia. Chi ha subito abusi sessuali mostra un consumo medio di THC particolarmente elevato, seguito da chi ha sperimentato abusi emotivi e fisici. Al contrario, bullismo e negligenza non hanno mostrato correlazioni altrettanto significative.
Secondo la dottoressa Giulia Trotta, psichiatra al King’s College, questo è “il primo studio completo a esplorare l’interazione tra trauma infantile, paranoia e uso di cannabis nella popolazione generale”. I risultati sottolineano l’importanza di uno screening precoce per i soggetti vulnerabili. La professoressa Marta Di Forti, responsabile clinica della Cannabis Clinic per pazienti con psicosi a Londra, avverte: “Molte persone iniziano a usare cannabis per far fronte al dolore fisico ed emotivo, ma ciò comporta rischi significativi. I legislatori dovrebbero considerare con attenzione l’impatto che la legalizzazione, senza adeguata educazione pubblica e supporto sanitario, potrebbe avere su individui e sistemi sanitari”.