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Cervello giovane? Harvard svela la dieta giusta

La dieta mediterranea verde con tè verde e Mankai riduce le proteine legate al declino cerebrale grazie ai composti antinfiammatori, preservando le funzioni cognitive.

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a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor

Pubblicato il 23/09/2025 alle 11:17

La notizia in un minuto

  • Una dieta mediterranea "verde" arricchita con tè verde e Mankai (lenticchia d'acqua) ha dimostrato di rallentare l'invecchiamento cerebrale modificando i biomarcatori proteici nel sangue
  • Lo studio durato 18 mesi su 300 partecipanti ha misurato il "brain age gap", la differenza tra età biologica del cervello e età cronologica, trovando miglioramenti significativi nel gruppo che seguiva la dieta verde
  • Le molecole antinfiammatorie del tè verde e del Mankai contrastano i processi infiammatori sistemici, offrendo una nuova strategia per preservare le funzioni cognitive attraverso l'alimentazione
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Le proteine che circolano nel nostro sangue potrebbero raccontare una storia sorprendente sull'invecchiamento del cervello, rivelando come specifiche scelte alimentari riescano a rallentare questo processo naturale. Una ricerca internazionale ha dimostrato che seguire una variante particolare della dieta mediterranea, arricchita con tè verde e una pianta acquatica chiamata Mankai, può effettivamente influenzare i biomarcatori dell'età cerebrale. Lo studio, che ha coinvolto ricercatori delle università Ben-Gurion, Harvard e Lipsia, apre nuove prospettive sulla possibilità di preservare la funzione cognitiva attraverso l'alimentazione.

L'esperimento che ha rivoluzionato l'approccio nutrizionale

Per diciotto mesi, circa 300 partecipanti al trial DIRECT PLUS hanno seguito regimi alimentari diversi sotto stretta osservazione scientifica. Il protocollo prevedeva tre approcci distinti: una dieta sana standard, la classica dieta mediterranea ipocalorica con riduzione dei carboidrati semplici e sostituzione della carne rossa con pollame e pesce, e infine la versione "verde" della mediterranea.

Quest'ultima variante si distingueva per l'aggiunta quotidiana di tè verde e Mankai, una lenticchia d'acqua ricca di proteine vegetali che in Italia è ancora poco conosciuta ma che sta guadagnando attenzione nel settore della nutraceutica. I ricercatori hanno monitorato costantemente i livelli proteici nel sangue dei volontari, scoprendo correlazioni significative tra alimentazione e invecchiamento cerebrale.

Il cervello che invecchia troppo in fretta

Il concetto di "brain age gap" rappresenta una delle frontiere più innovative delle neuroscienze moderne. Si tratta della differenza tra l'età biologica del cervello, misurata attraverso specifici biomarcatori, e l'età cronologica della persona. Quando questa differenza è elevata, aumenta il rischio di sviluppare deterioramento cognitivo lieve o patologie neurodegenerative come l'Alzheimer.

Le proteine del sangue offrono una finestra dinamica sulla salute cerebrale

L'analisi dei campioni ematici ha rivelato che determinati livelli proteici sono associati a un'accelerazione dell'invecchiamento cerebrale. Tuttavia, nei partecipanti che avevano seguito la dieta mediterranea verde, questi stessi livelli proteici risultavano significativamente diminuiti, suggerendo un effetto protettivo misurabile.

Il potere antinfiammatorio di tè verde e Mankai

La spiegazione scientifica di questi risultati risiede nelle molecole antinfiammatorie contenute negli ingredienti aggiunti alla dieta mediterranea tradizionale. Il tè verde, consumato da millenni nelle culture orientali per le sue proprietà benefiche, contiene catechine e altri polifenoli che contrastano i processi infiammatori sistemici.

Il Mankai, dal canto suo, rappresenta una scoperta relativamente recente nel panorama nutrizionale occidentale. Questa piccola pianta acquatica, botanicamente classificata come Wolffia globosa, concentra in pochissimo spazio una quantità eccezionale di proteine complete, vitamine e minerali.

Una nuova prospettiva sulla prevenzione cognitiva

"Studiare le proteine circolanti nel sangue ci permette di osservare, in un contesto reale, come i processi di invecchiamento cerebrale vengono influenzati dai cambiamenti dello stile di vita e della dieta", ha spiegato Anat Meir, ricercatrice post-dottorato presso la Harvard Chan School of Public Health che ha co-diretto lo studio. Questo approccio metodologico offre la possibilità di identificare cambiamenti biologici molto prima che si manifestino sintomi clinici evidenti.

La ricerca, pubblicata su Clinical Nutrition sotto la supervisione di Iris Shai, professore associato di nutrizione ad Harvard, rappresenta uno dei follow-up più prolungati mai condotti sul rapporto tra alimentazione e salute cerebrale. I risultati suggeriscono che mappare le "firme proteiche" nel sangue potrebbe diventare uno strumento prezioso per valutare l'efficacia degli interventi nutrizionali nella preservazione delle funzioni cognitive durante l'invecchiamento.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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