Negli ultimi anni, la perdita del cromosoma Y nelle cellule immunitarie maschili è emersa come un potenziale fattore chiave nell’aumento del rischio cardiovascolare. Uno studio condotto su oltre 30.000 individui, guidato da Lars Forsberg dell’Università di Uppsala, ha evidenziato un legame diretto tra questa mutazione genetica e il restringimento dei vasi sanguigni, offrendo una possibile spiegazione al divario di circa sei anni nell’aspettativa di vita tra uomini e donne. Nei soggetti con la perdita più significativa del cromosoma Y, il 75% mostrava segni di aterosclerosi, contro il 60% di chi aveva subito una perdita più contenuta.
Il cromosoma che scompare con l’età
La perdita del cromosoma Y è la mutazione post-concepimento più comune negli uomini e si manifesta durante la proliferazione delle cellule staminali che generano i globuli bianchi. Con l’avanzare dell’età, questa mutazione può interessare fino al 40% degli uomini settantenni, diventando un indicatore del declino cardiovascolare. Già nel 2014 Forsberg aveva dimostrato che chi subiva perdite significative moriva in media cinque anni e mezzo prima. Kenneth Walsh, dell’Università della Virginia, sintetizza: “La perdita del cromosoma Y sta uccidendo molti uomini”.
Grazie allo Swedish Cardiopulmonary Bioimage Study, i ricercatori hanno analizzato i vasi sanguigni di 30.150 persone tra i 50 e i 64 anni senza segni evidenti di malattie cardiache. Tra circa 12.400 uomini, la prevalenza di aterosclerosi era del 55% anche nei soggetti senza perdita rilevabile, ma cresceva con l’aumentare della perdita cromosomica. Nelle donne, invece, si fermava al 30%.
Dal restringimento dei vasi all’infarto
Un’indagine parallela di Thimoteus Speer, all’Università Goethe di Francoforte, ha rilevato che uomini con perdita del cromosoma Y in oltre il 17% delle cellule immunitarie avevano più del doppio del rischio di morire per infarto entro dieci anni. I due studi, pur non provando un rapporto causale diretto, indicano che l’effetto agisce indipendentemente da fattori come fumo o età.
Il meccanismo preciso resta incerto: ricerche su modelli animali collegano la perdita cromosomica a processi di fibrosi, mentre l’aterosclerosi è più legata a infiammazione e alterazioni lipidiche. Speer ipotizza che in futuro un semplice test del sangue possa identificare gli uomini più a rischio, consentendo interventi preventivi mirati e personalizzati nella cura cardiovascolare.