Il Giappone si distingue nel panorama internazionale per un primato singolare: è l'unico paese al mondo che obbliga per legge le coppie sposate a condividere lo stesso cognome familiare. Questa peculiarità normativa, che risale a oltre un secolo fa, sta creando crescenti difficoltà alla comunità scientifica nazionale, come emerge da un'indagine approfondita condotta su oltre 7.500 ricercatori. Le conseguenze di questa norma si estendono ben oltre la semplice questione burocratica, influenzando carriere accademiche, riconoscimenti professionali e la stessa mobilità internazionale degli studiosi giapponesi.
L'impatto sulla ricerca scientifica
I risultati dell'indagine, presentati durante una conferenza stampa tenutasi il 16 giugno, dipingono un quadro preoccupante per il mondo accademico giapponese. I ricercatori che hanno dovuto cambiare cognome si trovano ad affrontare ostacoli significativi nell'ottenimento di brevetti, nel riconoscimento delle qualifiche accademiche e nelle richieste di finanziamenti per la ricerca. Misa Shimuta, neuroscienziata presso la Jikei University School of Medicine di Tokyo e coinvolta nell'indagine, sottolinea come "i dati dimostrino chiaramente che cambiare il proprio cognome può causare svantaggi significativi".
La questione assume dimensioni ancora più complesse quando si considera la mobilità internazionale dei ricercatori. Partecipare a conferenze accademiche all'estero diventa un'impresa burocratica complessa, mentre garantire l'attribuzione corretta dell'intera produzione scientifica di un ricercatore rappresenta una sfida costante per chi ha dovuto modificare la propria identità professionale.
Un dibattito parlamentare in corso
La questione non è passata inosservata al mondo politico giapponese. All'inizio di quest'anno, il principale partito di opposizione ha presentato una proposta di legge che consentirebbe alle coppie sposate di mantenere i propri cognomi originali dopo il matrimonio. Il dibattito sulla modifica di questa norma centenaria ha raggiunto la Dieta Nazionale, l'organo legislativo giapponese, il mese scorso, ma la decisione definitiva è stata rimandata alla fine dell'anno.
L'urgenza di una riforma appare evidente considerando che nella pratica attuale la norma colpisce principalmente le donne: il 95% delle donne sposate in Giappone cambia legalmente il proprio cognome assumendo quello del marito, una proporzione che evidenzia l'impatto di genere di questa legislazione.
I numeri dell'indagine accademica
Noriko Sato, ricercatrice specializzata in politiche forestali presso l'Università di Kyushu a Fukuoka, ha coordinato l'indagine promossa dal Comitato di Collegamento Inter-Societario del Giappone per la Promozione della Partecipazione Paritaria di Uomini e Donne in Scienza e Ingegneria. Questa associazione rappresenta circa 100 società accademiche impegnate nella promozione dell'uguaglianza di genere e ha deciso di approfondire l'impatto della legislazione attuale in risposta alle proposte di riforma e alle pressioni lobbistiche.
I dati raccolti tra aprile e maggio da 7.582 accademici, di cui circa un terzo donne, rivelano disparità significative. Tra i 3.810 uomini sposati che hanno partecipato al sondaggio, poco più del 5% aveva cambiato cognome dopo il matrimonio, mentre oltre il 90% delle 1.506 donne sposate aveva dovuto adottare questa modifica. Una pratica sempre più diffusa vede oltre il 70% di chi ha cambiato cognome continuare a utilizzare il nome originale nell'ambiente lavorativo.
Le difficoltà quotidiane dei ricercatori
Tuttavia, anche la strategia di mantenere il cognome originale sul posto di lavoro non risolve completamente i problemi. Il 78% di coloro che adottano questa soluzione riferisce di incontrare comunque difficoltà significative. L'esperienza di Kyoko Ohno-Matsui, oftalmologo presso l'Institute of Science Tokyo, illustra perfettamente queste complicazioni pratiche.
Nata Matsui e sposata con un Ohno, la ricercatrice utilizza il cognome doppio nella sua vita professionale per mantenere continuità con la sua identità accademica. Alle conferenze in Giappone e quando pubblica su riviste giapponesi, deve utilizzare il suo nome legale, Ohno, mentre all'estero è conosciuta come Ohno-Matsui. Questa duplicità crea situazioni paradossali: durante le trasferte internazionali spesso incontra difficoltà nel check-in degli hotel perché i dettagli del suo passaporto non corrispondono a quelli forniti dagli organizzatori delle conferenze.
La questione del cognome coniugale in Giappone rappresenta quindi molto più di una semplice formalità burocratica: si tratta di un ostacolo concreto al progresso scientifico e alla parità di genere nel mondo accademico, che richiede una soluzione legislativa urgente per allineare il paese agli standard internazionali.