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Google divoratore di energia: quanto consuma ora?

Google investe nell'energia da fusione nucleare mentre le sue emissioni crescono del 50% dal 2019, evidenziando la sfida tra innovazione e sostenibilità.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 03/07/2025 alle 16:00

La notizia in un minuto

  • Google ha siglato un accordo storico per acquistare 200 megawatt di energia da fusione nucleare da Commonwealth Fusion Systems, scommettendo su una tecnologia ancora in fase di sviluppo per alimentare i propri data center
  • Le emissioni di Google sono cresciute del 50% dal 2019, con i consumi dei data center aumentati del 27% nell'ultimo anno, raggiungendo livelli pari al consumo elettrico annuale dell'Irlanda
  • L'azienda mantiene totale opacità sui consumi energetici dell'AI, non fornendo dati specifici nonostante l'esplosione dell'intelligenza artificiale in tutti i suoi prodotti comprometta gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2030

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Il gigante tecnologico di Mountain View si trova oggi di fronte a una sfida che riflette perfettamente il paradosso dell'era dell'intelligenza artificiale: mentre promette di raggiungere emissioni zero entro il 2030, i suoi consumi energetici stanno letteralmente esplodendo. I dati emersi questa settimana dipingono un quadro complesso, dove la corsa verso l'AI si scontra con gli obiettivi ambientali, spingendo le aziende tech a cercare soluzioni sempre più audaci per alimentare i propri data center. L'ultima mossa di Google rappresenta un salto nel futuro che potrebbe cambiare le regole del gioco, ma anche un riconoscimento implicito della gravità della situazione.

Il salto quantico verso la fusione nucleare

L'accordo siglato con Commonwealth Fusion Systems segna un momento storico per l'industria energetica. Google ha deciso di puntare su una tecnologia che fino a pochi anni fa sembrava relegata ai film di fantascienza: la fusione nucleare commerciale. L'intesa prevede l'acquisto di 200 megawatt di potenza elettrica, pari alla metà della capacità totale del primo impianto commerciale di Commonwealth, chiamato Arc e pianificato in Virginia.

Tuttavia, questo impianto esiste ancora solo sulla carta. La startup del MIT deve prima completare il suo reattore dimostrativo Sparc, situato nei pressi di Boston, la cui operatività è prevista per il 2026. Michael Terrell, responsabile delle tecnologie energetiche avanzate di Google, ha ammesso candidamente che si tratta di un investimento "decisamente a lungo termine".

Non è la prima volta che le big tech scommettono sulla fusione. Microsoft aveva già siglato un accordo simile con Helion per 50 megawatt, anche se gli esperti del settore avevano accolto quella notizia con scetticismo, considerando i tempi di realizzazione irrealistici.

I numeri che preoccupano

Il rapporto ambientale pubblicato da Google nelle stesse giornate rivela una realtà allarmante. Le emissioni dell'azienda sono cresciute del 50% dal 2019, con un incremento del 6% solo nell'ultimo anno. Una traiettoria che va nella direzione opposta rispetto agli obiettivi di neutralità climatica fissati per il 2030.

Il consumo elettrico dei data center rappresenta il cuore del problema: 27% di crescita nell'ultimo anno, con un raddoppio dal 2020 che ha portato la cifra oltre i 30 terawatt-ora annui. Per avere un'idea della portata, si tratta di quasi tutto il consumo elettrico annuale dell'Irlanda.

I consumi energetici di Google equivalgono ormai a quelli di un'intera nazione europea

Il mistero dell'intelligenza artificiale

Nonostante l'esplosione dell'AI in ogni prodotto Google, l'azienda minimizza il ruolo di questa tecnologia nell'aumento dei consumi. Il rapporto ufficiale attribuisce la crescita energetica anche all'espansione di Google Cloud, agli investimenti in Search e alla crescita di YouTube, senza però fornire dati specifici sulla quota dell'intelligenza artificiale.

Quando sollecitata a chiarire questi aspetti, la portavoce Mara Harris ha dichiarato che l'azienda non suddivide i consumi per tecnologia, evitando di rispondere se si tratti di mancanza di informazioni o di una scelta deliberata di non condividerle. Questa opacità sui consumi dell'AI rappresenta un problema che accomuna tutte le grandi aziende tecnologiche.

La corsa contro il tempo

Google ha investito miliardi in progetti energetici puliti, dalle tecnologie nucleari avanzate ai sistemi geotermici potenziati. Tuttavia, questi sforzi sembrano insufficienti di fronte alla velocità con cui crescono i fabbisogni energetici legati all'espansione dell'intelligenza artificiale.

La scommessa sulla fusione nucleare rappresenta un riconoscimento implicito che le tecnologie rinnovabili tradizionali potrebbero non bastare. Commonwealth Fusion Systems è considerata tra le aziende più promettenti del settore, essendo una spin-off del MIT's Plasma Science and Fusion Center, ma i tempi di realizzazione rimangono incerti.

Il paradosso è evidente: mentre Google promette trasparenza e obiettivi climatici ambiziosi, la mancanza di chiarezza sui consumi dell'AI e la crescita incontrollata delle emissioni sollevano interrogativi sulla sostenibilità del modello di business basato sull'intelligenza artificiale. La strada verso la neutralità climatica appare sempre più impervia, e solo una maggiore trasparenza sui reali impatti energetici dell'AI potrà permettere di affrontare efficacemente questa sfida.

Fonte dell'articolo: www.technologyreview.com

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