Il mondo della ricerca oncologica potrebbe essere alla vigilia di una svolta significativa nel trattamento del melanoma avanzato, grazie a un approccio terapeutico che sfrutta la capacità di alcuni virus di combattere le cellule tumorali. Dopo decenni di sperimentazioni e numerosi trials clinici, solo un virus oncolitico ha mai ottenuto l'approvazione delle autorità regolatorie americane ed europee, ma ora un secondo candidato potrebbe presto unirsi a questa ristretta cerchia. Si tratta di RP1, un virus dell'herpes geneticamente modificato che ha mostrato risultati promettenti in uno studio condotto su 140 pazienti con melanoma in stadio avanzato.
La strategia del cavallo di Troia contro il cancro
L'idea di utilizzare i virus per combattere il cancro non è nuova: già da oltre un secolo i medici avevano osservato che alcune infezioni virali potevano contribuire al trattamento dei tumori. Tuttavia, infettare deliberatamente i pazienti con virus "selvaggi" comportava rischi troppo elevati. È solo negli anni '90 che i biologi hanno iniziato a modificare geneticamente questi agenti patogeni per renderli più efficaci contro le cellule cancerose, ma innocui per quelle sane.
Questi virus oncolitici agiscono secondo un duplice meccanismo d'azione. Da un lato, infettano direttamente le cellule tumorali e le distruggono facendole letteralmente scoppiare. Dall'altro, scatenano una risposta immunitaria che si estende a tutte le cellule cancerose presenti nell'organismo, ovunque esse si trovino.
Un predecessore con limiti evidenti
Il primo virus oncolitico ad ottenere l'approvazione è stato T-VEC (commercializzato come Imlygic), un virus herpes simplex modificato per far sì che le cellule tumorali infette rilascino GM-CSF, un fattore che stimola la risposta immunitaria. Approvato nel 2015 negli Stati Uniti e in Europa per il trattamento del melanoma inoperabile, T-VEC presenta tuttavia delle limitazioni significative che ne hanno ristretto l'utilizzo clinico.
Come spiega Gino Kim In dell'Università della California del Sud, T-VEC è stato testato e approvato esclusivamente per l'iniezione in tumori cutanei superficiali. Questo rappresenta un problema considerevole, poiché la maggior parte dei pazienti con melanoma avanzato presenta tumori più profondi, non accessibili con questo approccio terapeutico.
RP1: l'evoluzione della terapia virale
È proprio per superare queste limitazioni che è stato sviluppato RP1, anch'esso basato sul virus herpes simplex ma migliorato sotto numerosi aspetti. La caratteristica distintiva di questo nuovo agente terapeutico è la sua capacità di indurre la fusione delle cellule tumorali con quelle circostanti, facilitando la diffusione del virus attraverso la massa neoplastica e amplificando la risposta immunitaria.
Nel trial clinico che ha coinvolto 140 pazienti con melanoma avanzato per i quali i trattamenti standard avevano fallito, RP1 è stato iniettato direttamente nei tumori in combinazione con nivolumab, un farmaco immunoterapico progettato per potenziare la risposta immunitaria contro i tumori. I risultati si sono rivelati incoraggianti: nel 30% dei pazienti trattati si è osservata una riduzione delle dimensioni tumorali, inclusi quelli che non erano stati direttamente iniettati.
Particolarmente significativo è il fatto che la metà dei pazienti che hanno risposto alla terapia ha mostrato una risposta completa, con la totale scomparsa di tutte le masse tumorali. "Siamo molto entusiasti di questi risultati", ha dichiarato Kim In, sottolineando come le altre opzioni terapeutiche disponibili per pazienti in questo stadio avanzato della malattia siano meno efficaci e comportino effetti collaterali più gravi.
L'approvazione potrebbe arrivare a breve
Nonostante sia attualmente in corso un trial clinico di fase avanzata che coinvolgerà 400 pazienti, RP1 potrebbe ottenere l'approvazione della Food and Drug Administration (FDA) americana per il trattamento del melanoma avanzato in combinazione con nivolumab molto prima del completamento di questo studio. Secondo Kim In, l'agenzia regolatoria dovrebbe comunicare la sua decisione entro la fine del mese corrente.
Se approvato, RP1 rappresenterebbe un significativo passo avanti rispetto al suo predecessore T-VEC. Pur non esistendo trial comparativi diretti tra i due virus oncolitici, RP1 sembra più efficace nell'indurre la riduzione di tutti i tumori, non solo di quelli direttamente iniettati, suggerendo un effetto sistemico più potente.
Una nuova era per l'oncologia virale
L'eventuale approvazione di RP1 non rappresenterebbe solo un'opzione terapeutica aggiuntiva per i pazienti con melanoma avanzato, ma potrebbe dare un impulso significativo all'intero campo dell'oncologia virale. Kim In prevede che questo virus sarà utilizzato molto più ampiamente di T-VEC, grazie alla sua capacità di raggiungere tumori più profondi e alla sua apparente maggiore efficacia sistemica.
Il successo di RP1 potrebbe inoltre catalizzare un rinnovato interesse verso lo sviluppo di virus oncolitici di nuova generazione, aprendo la strada a terapie innovative che sfruttano la capacità naturale dei virus di penetrare nelle cellule e replicarsi, trasformando questi antichi nemici dell'umanità in potenti alleati nella lotta contro il cancro.