Le ricerche sulla percezione del corpo e sui meccanismi che regolano la nostra identità fisica hanno sempre affascinato scienziati e filosofi, ma raramente si pensava di poter estendere questi studi agli invertebrati marini. Eppure, un team di ricercatori giapponesi ha dimostrato che anche i polpi possono cadere vittime di un inganno percettivo molto simile a quello che colpisce gli esseri umani: l'illusione dell'arto fantasma. Questa scoperta apre nuove prospettive sulla comprensione dell'evoluzione della coscienza corporea e suggerisce connessioni neurobiologiche sorprendenti tra specie evolutivamente lontanissime.
L'inganno dell'arto fantasma si estende agli oceani
Il fenomeno noto come rubber hand illusion rappresenta uno dei test più affascinanti della neuroscienza cognitiva. Sviluppato alla fine degli anni Novanta, questo esperimento consiste nel nascondere la mano reale di una persona e sostituirla visivamente con una protesi, accarezzando simultaneamente entrambe. Il cervello umano, confuso da questa stimolazione sincronizzata, inizia a riconoscere l'arto artificiale come proprio, tanto che un pizzicotto sulla mano finta provoca una reazione di difesa istintiva.
Sumire Kawashima e Yuzuru Ikeda dell'Università delle Ryukyu ad Okinawa hanno replicato questo protocollo sperimentale adattandolo alla biologia dei cefalopodi. Utilizzando esemplari di Callistoctopus aspilosomatis in cattività, i ricercatori hanno posizionato un tentacolo artificiale realizzato in gel morbido sopra uno dei tentacoli reali dell'animale, nascondendolo alla vista mediante una barriera opaca.
Otto secondi per ingannare un cervello da invertebrato
La procedura sperimentale ha rivelato tempistiche precise e risultati inequivocabili. Dopo circa otto secondi di stimolazione simultanea con pinzette di plastica sul tentacolo vero e su quello finto, tutti e sei gli esemplari testati hanno manifestato reazioni difensive quando il tentacolo artificiale veniva pizzicato. I comportamenti osservati includevano cambiamenti di colore, ritrazione del tentacolo e tentativi di fuga - risposte tipiche che i polpi adottano quando percepiscono una minaccia diretta al proprio corpo.
L'aspetto più significativo dell'esperimento riguarda le condizioni di controllo: quando la stimolazione non era simultanea, quando mancava del tutto, oppure quando la postura del tentacolo finto non corrispondeva a quella di quello reale, l'illusione svaniva completamente. Questo dimostra che non si tratta di una semplice reazione casuale, ma di un vero e proprio processo di riconoscimento corporeo.
Un difetto vantaggioso dell'evoluzione
Secondo Ikeda, questa capacità rappresenta un paradosso evolutivo interessante. Da un lato, l'abilità di anticipare e predire le sensazioni corporee costituisce un vantaggio per la sopravvivenza, permettendo agli animali di reagire rapidamente alle minacce. Dall'altro, questa stessa caratteristica può essere sfruttata per ingannare il sistema percettivo, rivelando una vulnerabilità intrinseca nel processamento delle informazioni sensoriali.
Peter Godfrey-Smith dell'Università di Sydney ha espresso sorpresa per questi risultati, sottolineando come essi suggeriscano che i polpi possiedano una rappresentazione corporea molto più ricca e complessa di quanto precedentemente immaginato. Particolarmente significativo è il fatto che quando la postura del tentacolo artificiale non corrispondeva a quella reale, l'inganno non funzionava: questo indica un livello sofisticato di integrazione multisensoriale.
Modelli evolutivi per la coscienza corporea
La ricerca di Kawashima aggiunge i polpi alla lista già nota di animali suscettibili a questo tipo di illusione, che include topi e altri mammiferi oltre agli esseri umani. Questa scoperta assume particolare rilevanza considerando che i cefalopodi hanno sviluppato i loro sistemi nervosi complessi indipendentemente dai vertebrati, attraverso un processo di evoluzione convergente che ha prodotto intelligenze sofisticate ma strutturalmente diverse dalle nostre.
Le implicazioni di questo studio vanno ben oltre la semplice curiosità scientifica. Comprendere come diverse specie abbiano sviluppato meccanismi simili per la percezione del proprio corpo potrebbe illuminare i processi fondamentali che stanno alla base della coscienza e dell'identità corporea, fornendo nuovi strumenti per la ricerca neuroscientifica e possibili applicazioni in campo medico e tecnologico.