Mentre dormiamo e digiuniamo tra l’ultimo pasto della giornata e il risveglio, il cervello mette in moto un sistema di controllo per mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue. Un gruppo di ricercatori ha identificato una popolazione di neuroni nell’ipotalamo che agisce come un “termostato metabolico”, regolando la glicemia non solo in situazioni di emergenza ma anche nella vita quotidiana. Una scoperta che aiuta a comprendere meglio i meccanismi alla base del prediabete e che potrebbe aprire nuove prospettive terapeutiche.
Il controllo nascosto della glicemia notturna
L’attenzione degli studiosi si è concentrata sui neuroni VMHCckbr, localizzati nel nucleo ventromediale dell’ipotalamo, un’area che controlla funzioni come fame, paura e temperatura corporea. Queste cellule, che contengono un recettore chiamato CCK-B, hanno un ruolo decisivo nel mantenere stabili i livelli di glucosio nelle prime ore di sonno.
Nelle prime quattro ore dopo l’addormentamento, i neuroni assicurano che l’organismo disponga di zucchero a sufficienza, indirizzando il corpo a bruciare i grassi attraverso un processo noto come lipolisi. In questo modo si evita il rischio di ipoglicemia notturna.
Un meccanismo più sottile del previsto
Esperimenti condotti su modelli animali hanno mostrato che il sistema non funziona come un semplice interruttore. I grassi vengono trasformati in glicerolo, che a sua volta diventa zucchero, garantendo energia anche durante il digiuno notturno.
Quando i neuroni VMHCckbr sono stati attivati artificialmente, i topi hanno mostrato livelli più alti di glicerolo. Un dato che potrebbe spiegare perché le persone con prediabete, di notte, presentano un aumento della lipolisi e valori glicemici più elevati.
Implicazioni per il prediabete
Secondo lo studio, nei pazienti prediabetici questi neuroni potrebbero essere troppo attivi, contribuendo a picchi di zucchero nel sangue. Finora gran parte delle ricerche si era concentrata sul ruolo del cervello in condizioni di emergenza, come digiuno prolungato o ipoglicemia grave. Qui invece l’attenzione si sposta sul controllo quotidiano, quello che influisce sullo sviluppo del diabete.
I neuroni VMHCckbr regolano la lipolisi, ma non agiscono da soli. È probabile che altre cellule nervose contribuiscano a mantenere stabile la glicemia con meccanismi diversi. Diversi gruppi neuronali lavorano in coordinamento, attivandosi in base alle condizioni: dal digiuno allo stress fino al ritorno all’alimentazione.
Capire come queste reti si integrino tra cervello, fegato e pancreas è l’obiettivo delle prossime ricerche. Un passo che potrebbe portare a nuove terapie per la prevenzione e la gestione del diabete.