La ricerca sul diabete di tipo 2 potrebbe aver individuato un alleato inaspettato nascosto nel nostro intestino. Un team internazionale coordinato dal professor Marc-Emmanuel Dumas dell'Imperial College London e del CNRS francese, insieme ai professori Patrice Cani (Imperial College e Università di Lovanio), Dominique Gauguier (Imperial e INSERM di Parigi) e Peter Liu (University of Ottawa Heart Institute), ha dimostrato che la trimetilammina (TMA), una molecola prodotta dai batteri intestinali a partire dalla colina alimentare, è in grado di contrastare l'insulino-resistenza attraverso un meccanismo fino ad oggi sconosciuto. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Metabolism, apre prospettive terapeutiche del tutto nuove per una patologia che colpisce oltre 500 milioni di persone nel mondo.
La scoperta affonda le radici in un percorso di ricerca ventennale. Nel 2005, durante il suo dottorato di ricerca, Patrice Cani aveva osservato che le diete ricche di grassi favoriscono il passaggio di componenti batteriche dall'intestino al circolo sanguigno, innescando una risposta immunitaria capace di provocare infiammazione cronica. All'epoca questa ipotesi venne accolta con scetticismo dalla comunità scientifica, ma oggi il legame tra infiammazione e insulino-resistenza nelle persone con diabete è ampiamente riconosciuto e confermato da numerose evidenze sperimentali. Il nuovo studio del 2025 chiarisce finalmente come questo circolo vizioso possa essere interrotto grazie all'azione della TMA.
Il meccanismo d'azione identificato dai ricercatori coinvolge IRAK4, una proteina che regola l'attività del sistema immunitario. In condizioni normali, quando l'organismo è esposto a un eccesso di grassi alimentari, IRAK4 attiva una risposta infiammatoria che segnala lo squilibrio metabolico. Tuttavia, quando l'esposizione a una dieta iperlipidica si prolunga nel tempo, come accade nel diabete di tipo 2, questa proteina entra in uno stato di iperattivazione permanente, alimentando un'infiammazione cronica che danneggia direttamente la capacità delle cellule di rispondere all'insulina. Attraverso una combinazione di colture cellulari umane, modelli animali e tecniche avanzate di screening molecolare, il team ha dimostrato che la TMA è in grado di legarsi a IRAK4 e ridurne l'attività, spezzando questo meccanismo patologico.
Gli esperimenti condotti sui topi hanno prodotto risultati particolarmente convincenti. Gli animali trattati con TMA hanno mostrato una significativa riduzione dell'infiammazione indotta da alimenti grassi e un ripristino della sensibilità all'insulina. Ma le potenzialità della molecola vanno oltre il controllo glicemico: nei test relativi alla sepsi, una condizione caratterizzata da una risposta infiammatoria estrema e spesso letale, la TMA ha dimostrato di proteggere i topi dalla morte riducendo la reazione immunitaria eccessiva. Questi dati suggeriscono che il composto potrebbe trovare applicazioni anche nel trattamento di altre patologie legate all'infiammazione sistemica.
La conferma più solida dell'importanza di questo bersaglio terapeutico è arrivata dagli esperimenti di validazione genetica e farmacologica. Quando i ricercatori hanno eliminato il gene che codifica per IRAK4 oppure hanno inibito la proteina con farmaci specifici, hanno ottenuto gli stessi effetti protettivi riscontrati con la TMA. Questo dato è particolarmente rilevante perché IRAK4 è già un target consolidato nello sviluppo di farmaci per diverse patologie infiammatorie, il che accelera notevolmente le possibilità di tradurre queste scoperte in terapie concrete per i pazienti diabetici.
"Questa scoperta ribalta completamente la narrativa", ha dichiarato il professor Dumas. "Abbiamo dimostrato che una molecola prodotta dai nostri microbi intestinali può effettivamente proteggerci dagli effetti dannosi di una dieta scorretta attraverso un meccanismo del tutto nuovo. È un modo diverso di pensare a come il microbioma influenza la nostra salute". Il professor Cani ha aggiunto: "Questo dimostra come la nutrizione e i nostri microbi intestinali possano lavorare insieme producendo molecole che combattono l'infiammazione e migliorano la salute metabolica".
La trimetilammina viene prodotta dai batteri intestinali attraverso la metabolizzazione della colina, un nutriente presente in diversi alimenti tra cui uova, carne, pesce, legumi e alcuni vegetali. Questo apre scenari terapeutici innovativi: strategie che aumentino la produzione di TMA, sia attraverso modifiche dietetiche mirate sia mediante farmaci che modulino l'attività del microbioma intestinale, potrebbero contribuire a ridurre l'insulino-resistenza e migliorare gli esiti clinici a lungo termine dei pazienti diabetici. Tuttavia, i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori studi clinici per determinare dosaggi ottimali, modalità di somministrazione e possibili effetti collaterali prima di qualsiasi applicazione pratica.
Il lavoro è frutto di una collaborazione scientifica su larga scala che ha coinvolto équipe di ricerca in Belgio, Canada, Australia, Francia, Italia e Spagna, con finanziamenti provenienti da fonti europee come l'European Research Council (ERC) e il FEDER, oltre a istituzioni nazionali quali il Medical Research Council britannico, il Wellcome Trust, l'Agence Nationale de la Recherche francese, il Fonds de la Recherche Scientifique belga e altre. Questa rete internazionale testimonia la portata e la complessità dell'impresa scientifica che ha portato alla scoperta.
Le prospettive future della ricerca si concentreranno sulla validazione di questi risultati attraverso trial clinici sull'uomo e sull'identificazione di approcci pratici per modulare la produzione di TMA nell'intestino. Restano inoltre da chiarire le interazioni tra diversi ceppi batterici, la variabilità individuale nella risposta metabolica e i potenziali effetti a lungo termine di interventi mirati sul microbioma. Ciò che appare già evidente è che questa scoperta rappresenta un tassello fondamentale nella comprensione del dialogo molecolare tra i nostri batteri intestinali e il metabolismo, aprendo una nuova frontiera nella lotta contro il diabete e le patologie metaboliche correlate.