Il dibattito scientifico sulla determinazione del sesso alla nascita si arricchisce di una scoperta sorprendente, capace di mettere in discussione una delle convinzioni più diffuse.
Finora la comunità medica ha sostenuto che la probabilità di avere un maschio o una femmina sia equiparabile al lancio di una moneta. Tuttavia, una nuova ricerca condotta su oltre 58.000 madri americane suggerisce che alcuni fattori materni potrebbero influenzare in modo significativo questa distribuzione.
Il dato più interessante emerso riguarda l’età della madre al momento del primo parto, un elemento che potrebbe spiegare perché in alcune famiglie si osserva una tendenza alla nascita di figli dello stesso sesso, come se ci fosse una sorta di “specializzazione” genetica o biologica.
Il mistero delle famiglie "monosesso"
Siwen Wang, ricercatrice dell’Università di Harvard, ha avviato lo studio partendo da un’osservazione all’apparenza banale, ma scientificamente stimolante. “Dalla mia esperienza personale, ho notato amici e familiari che avevano solo figlie femmine o solo maschi”, racconta Wang. Questo spunto ha spinto il team di Harvard a chiedersi se dietro questi schemi familiari, che sembrano casuali, potessero nascondersi fattori biologici ben precisi.
L’indagine ha coinvolto donne che avevano partecipato a due ampi studi sulla contraccezione e sulla salute materna. Il campione analizzato comprendeva famiglie di diversa composizione: il 61% delle madri aveva due figli, il 30% tre, l’8% quattro, mentre il resto del campione apparteneva a famiglie ancora più numerose.
Otto caratteristiche sotto la lente scientifica
I ricercatori hanno esaminato con attenzione otto caratteristiche materne per individuare eventuali correlazioni con il sesso dei figli. Tra i fattori presi in considerazione c’erano: altezza, indice di massa corporea, etnia, colore dei capelli, gruppo sanguigno, cronotipo (cioè il momento della giornata in cui si è più attivi), età del primo ciclo mestruale e, in particolare, l’età al momento del primo parto.
Proprio quest’ultimo parametro ha restituito il dato più rilevante: le donne che avevano avuto il primo figlio dopo i 28 anni mostravano una probabilità del 43% di avere successivamente altri figli dello stesso sesso, contro il 34% osservato tra quelle che avevano partorito per la prima volta prima dei 23 anni.
Ipotesi biologiche e comportamentali
Le possibili spiegazioni scientifiche per questo fenomeno spaziano tra fattori biologici e comportamentali. Dal punto di vista fisiologico, Wang ipotizza che i cambiamenti legati all’età possano influenzare la probabilità di concepire un maschio o una femmina. Studi precedenti indicano, ad esempio, che la prima fase del ciclo mestruale tende ad accorciarsi con l’avanzare dell’età, creando condizioni potenzialmente più favorevoli alla nascita di figli maschi.
Allo stesso tempo, la riduzione del pH vaginale nelle donne più mature potrebbe favorire la sopravvivenza degli spermatozoi con cromosoma X, aumentando le probabilità di concepire una femmina. Questi meccanismi, pur apparendo in contrasto tra loro, potrebbero contribuire a spiegare perché alcune donne abbiano una tendenza a generare figli prevalentemente dello stesso sesso.
Il fattore pianificazione familiare
Joshua Wilde, dell’Università di Oxford, propone una lettura alternativa, concentrandosi sugli aspetti comportamentali. Secondo il ricercatore, le donne che diventano madri in età più avanzata tendono a pianificare con maggiore attenzione la composizione e le dimensioni della famiglia. Questo approccio più razionale potrebbe portarle a fermarsi dopo aver avuto due figli dello stesso sesso, mentre le madri più giovani potrebbero essere più inclini a proseguire le gravidanze nella speranza di “bilanciare” la distribuzione tra maschi e femmine.
La ricerca apre così scenari affascinanti sulla comprensione della riproduzione umana, suggerendo che la determinazione del sesso alla nascita potrebbe essere un processo più complesso di quanto si pensasse. Sebbene il cromosoma dello spermatozoo resti il fattore biologico decisivo, l’influenza materna potrebbe giocare un ruolo importante e finora sottovalutato nel delicato equilibrio tra la nascita di un maschio o di una femmina.