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Neve addio: il clima perde la sua arma anti-CO2

La perdita di manto nevoso nelle foreste temperate rallenterà la crescita e ridurrà la capacità di assorbire carbonio, conseguenza sottovalutata del clima

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor

Pubblicato il 08/07/2025 alle 13:00

La notizia in un minuto

  • Le foreste temperate d'America potrebbero ridurre drasticamente la loro capacità di assorbire carbonio a causa della perdita della copertura nevosa invernale, fenomeno spesso trascurato nei modelli climatici attuali
  • Un esperimento decennale ha dimostrato che gli alberi senza neve crescono della metà rispetto a quelli protetti dal manto nevoso, poiché la neve agisce come coperta isolante che protegge le radici dai cicli di gelo-disgelo
  • La perdita del manto nevoso entro fine secolo potrebbe ridurre lo stoccaggio di carbonio di oltre un milione di tonnellate all'anno solo nel Nordest americano, richiedendo una revisione dei modelli climatici
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Le foreste temperate d'America potrebbero trovarsi di fronte a una sfida imprevista nel contrasto al cambiamento climatico. Mentre la comunità scientifica ha a lungo considerato l'aumento delle temperature globali come un potenziale acceleratore della crescita forestale, nuove ricerche suggeriscono che la perdita della copertura nevosa invernale potrebbe drasticamente ridurre la capacità di questi ecosistemi di assorbire carbonio dall'atmosfera. Questo fenomeno, spesso trascurato nei modelli climatici attuali, potrebbe rivoluzionare la comprensione del ruolo delle foreste nella lotta contro il riscaldamento globale.

L'esperimento che ha cambiato la prospettiva

Per oltre un decennio, i ricercatori guidati da Emerson Conrad-Rooney della Boston University hanno condotto un esperimento rivoluzionario su aceri rossi nel New Hampshire. Il team ha simulato scenari futuri utilizzando cavi sotterranei per riscaldare il suolo durante la stagione di crescita, mentre in alcune parcelle sperimentali hanno anche rimosso artificialmente la neve durante l'inverno. I risultati hanno sorpreso gli stessi scienziati: gli alberi nelle zone prive di neve sono cresciuti della metà rispetto a quelli che beneficiavano della copertura nevosa.

La spiegazione di questo fenomeno risiede in un meccanismo che ricorda il funzionamento di una coperta termica. Come spiega Conrad-Rooney, "la neve agisce tipicamente come una coperta isolante che impedisce al suolo di congelare". Senza questa protezione naturale, le radici degli alberi subiscono danni significativi a causa dei continui cicli di gelo e disgelo che caratterizzano i terreni esposti alle variazioni termiche invernali.

Il paradosso del riscaldamento climatico

Questo scenario presenta un paradosso affascinante e preoccupante. Mentre le temperature più elevate dovrebbero teoricamente stimolare la crescita delle foreste temperate attraverso una maggiore decomposizione e disponibilità di nutrienti, la perdita simultanea della neve invernale contrasta questi benefici. Elizabeth Burakowski dell'Università del New Hampshire, esperta in dinamiche nevose, sottolinea che "la perdita di un manto nevoso profondo e isolante non può essere sottovalutata", prevedendo che i giorni di neve profonda scompariranno dalla maggior parte degli Stati Uniti entro la fine del secolo.

I modelli climatici attuali, secondo i ricercatori, non tengono sufficientemente conto di questa complessità del cambiamento climatico invernale. Come evidenzia Conrad-Rooney, "le proiezioni attuali non incorporano questa complessità del cambiamento climatico invernale, quindi probabilmente sovrastimano quello che sarà il futuro stoccaggio di carbonio".

Le foreste perdono la loro coperta invernale

Un conto salato per l'ambiente

Estrapolando i dati dell'esperimento alle foreste simili del Nordest americano, i ricercatori hanno calcolato che la perdita del manto nevoso attesa entro la fine del secolo ridurrebbe lo stoccaggio di carbonio di oltre un milione di tonnellate all'anno. Questa cifra rappresenta una significativa revisione al ribasso delle capacità di assorbimento del carbonio precedentemente stimate per questi ecosistemi.

La ricerca evidenzia come "i manti nevosi che vanno e vengono durante l'inverno diminuiscono le condizioni stabili del suolo che i nostri ecosistemi del nordest richiedono per lo stoccaggio a lungo termine del carbonio", come spiega Burakowski. Questo fenomeno potrebbe avere implicazioni ben oltre i confini americani, considerando che molte foreste temperate del mondo stanno sperimentando cambiamenti simili nei loro pattern nevosi.

Verso nuovi modelli di previsione

Nonostante l'importanza di questi risultati, la comunità scientifica rimane cauta nell'applicare universalmente queste conclusioni. David Bowling dell'Università dello Utah sottolinea che non tutte le foreste coperte da neve reagiranno allo stesso modo alla perdita del manto nevoso, evidenziando che la modellazione accurata delle varie risposte ecologiche rimane una sfida significativa. "Ci sono così tante cose che stanno cambiando", osserva Bowling, riferendosi alla complessità dei sistemi forestali.

Questa ricerca rappresenta un passo cruciale verso una comprensione più completa di come il cambiamento climatico influenzi gli ecosistemi forestali. La necessità di integrare i fattori invernali nei modelli climatici diventa sempre più urgente, considerando che le foreste rappresentano uno dei principali alleati naturali nella lotta contro l'accumulo di anidride carbonica nell'atmosfera. L'inverno, tradizionalmente considerato un periodo di riposo per gli ecosistemi forestali, si rivela invece un fattore determinante per la loro salute e produttività future.

Fonte dell'articolo: www.newscientist.com

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