L'universo nasconde spettacoli di violenza cosmica difficili anche solo da immaginare: intere galassie vengono smembrate e le loro stelle strappate via come foglie in una tempesta. A 700 milioni di anni luce dalla Terra, nel cuore dell’ammasso galattico Abell 3667, gli astronomi hanno documentato per la prima volta questo processo di “cannibalismo galattico” grazie a un ponte di luce diffusa che si estende per circa un milione di anni luce. È la prima evidenza diretta che due delle galassie più luminose dell’ammasso si stanno fondendo in una danza gravitazionale destinata a trasformare radicalmente l’architettura cosmica locale.
La scoperta di un ponte stellare impossibile
Anthony Englert, dottorando alla Brown University e primo autore dello studio pubblicato su The Astrophysical Journal, definisce la scoperta “una sorpresa enorme”. Insieme ai colleghi Ian Dell’Antonio e Mireia Montes dell’Istituto di Scienze Spaziali di Barcellona, ha utilizzato la Dark Energy Camera del telescopio Víctor M. Blanco in Cile per assemblare un mosaico di osservazioni durato complessivamente 28 ore. “È la prima volta che una struttura di questa scala viene trovata in un ammasso galattico locale”, spiega Englert.
La chiave del successo è stata la disponibilità di un decennio di dati d’archivio. “È stata una coincidenza fortunata che così tante persone avessero fotografato Abell 3667 negli anni, permettendoci di combinare tutte quelle osservazioni”, racconta. Questo ha consentito di rilevare la luce intracluster (ICL), radiazione debolissima prodotta da stelle vagabonde che fluttuano nello spazio tra le galassie.
Quando i giganti si divorano a vicenda
Le immagini mostrano una fusione galattica inedita: due giganti, ciascuno originariamente parte di un ammasso separato, impegnati in un “merger aggressivo”. Normalmente le galassie più brillanti crescono sottraendo stelle a numerose galassie minori in un processo lento; qui, invece, il ponte di luce diffusa immortala l’istante in cui una galassia sta letteralmente rubando stelle alla rivale, mentre anche le galassie circostanti si fondono tra loro.
Questa luce intracluster offre indizi preziosi sulla materia oscura, la componente invisibile che costituisce la maggior parte della massa dell’universo. “La distribuzione di questa luce dovrebbe rispecchiare quella della materia oscura”, spiega Dell’Antonio. La scoperta anticipa le potenzialità del Vera C. Rubin Observatory, operativo entro fine anno, che potrà fotografare la luce intracluster di ogni ammasso galattico locale nel cielo australe.
Un tesoro nascosto tra le galassie
Oltre al ponte principale, le immagini rivelano fenomeni spettacolari come la galassia JO171, simile a una medusa cosmica con tentacoli di gas e stelle strappati dalla pressione esercitata dal gas intergalattico.
Secondo Dell’Antonio, “vedere l’invisibile” grazie alle stelle vagabonde può aprire nuove strade per comprendere la materia oscura e l’evoluzione delle strutture più imponenti dell’universo.