Un momento di distrazione durante una lezione didattica si è trasformato in una scoperta paleontologica destinata a entrare nei libri di storia. Al Museo d’Arte di Nariwa, il professor Takafumi Kato dell’Università delle Scienze di Okayama ha notato un frammento osseo sporgere da una roccia esposta in galleria da oltre trent’anni. Quello che sembrava un dettaglio insignificante si è rivelato la prima testimonianza fossile di ittiosauro mai rinvenuta nel Giappone occidentale, risalente a circa 220 milioni di anni fa.
La roccia, proveniente dalla zona di Takahashi e catalogata nel 1994 come contenente fossili di Monotis (bivalve tipico del Triassico Superiore), celava invece un reperto di enorme valore. L’occhio esperto di Kato lo individuò il 26 luglio 2023, durante una lezione per studenti, sorprendendo anche il collega Hirokazu Yukawa del Museo dei Dinosauri di Fukui.
La rivoluzione della tomografia computerizzata
Per svelarne i segreti, i ricercatori hanno estratto una sezione di 14 cm e l’hanno sottoposta a TAC presso l’Università di Fukui. La scansione ha mostrato 21 frammenti ossei perfettamente conservati - tra cui costole, vertebre e una scapola - con la tipica struttura interna spugnosa dei rettili marini.
Le sottili vertebre “a clessidra”, le costole scanalate a sezione “a zucca” e la scapola slanciata hanno permesso di identificare senza dubbio un ittiosauro del Norico, fase chiave dell’evoluzione di questi rettili.
Un ponte evolutivo attraverso il Panthalassico
Fino a oggi i fossili di ittiosauro in Giappone erano stati trovati solo a Minamisanriku (Miyagi), con esemplari del Triassico Inferiore e Medio. L’esperto Ryosuke Motani (Università della California, Davis) ha sottolineato il valore globale della scoperta: i fossili norici di ittiosauro sono rarissimi, noti solo in poche aree come la Columbia Britannica.
Il ritrovamento suggerisce che gli ittiosauri avanzati del Triassico Superiore possedessero straordinarie capacità migratorie, in grado di attraversare l’enorme Oceano Panthalassico che circondava la Pangea. La morfologia della scapola fa ipotizzare abilità natatorie particolarmente sviluppate.
Durante la conferenza stampa, il sindaco Yoshio Ishida ha evidenziato l’importanza della scoperta per la valorizzazione del territorio, mentre Kato ha ribadito il ruolo fondamentale dei musei locali nella custodia del patrimonio paleontologico. Un fossile rimasto “in bella vista” per trent’anni diventa così una chiave preziosa per decifrare l’evoluzione dei rettili marini del Mesozoico.