Scoperti più di 300 possibili nuovi esopianeti grazie a un nuovo algoritmo

Gli astronomi dell'UCLA hanno identificato 366 nuovi esopianeti, grazie in gran parte a un algoritmo sviluppato da uno studioso post-dottorato dell'UCLA.

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a cura di Alessandro Crea

Il termine "esopianeti" è usato per descrivere pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Il numero di esopianeti che sono stati identificati dagli astronomi è inferiore a 5.000, quindi l'identificazione di centinaia di essi è un progresso significativo. Studiare un nuovo gruppo così grande di corpi potrebbe aiutare gli scienziati a capire meglio come si formano i pianeti, come si evolvono le loro orbite e potrebbe fornire nuove informazioni su quanto sia eventualmente insolito il nostro sistema solare.

"Scoprire centinaia di nuovi esopianeti è un risultato significativo di per sé, ma ciò che distingue questo lavoro è il modo in cui aiuterà a capire le caratteristiche della popolazione di esopianeti nel suo complesso", sono state le parole di Erik Petigura, professore di astronomia dell'UCLA e co-autore della ricerca.

L'autore principale del documento è Jon Zink, che ha conseguito il dottorato presso l'UCLA a giugno ed è attualmente uno studioso post-dottorato dell'UCLA. Lui e Petigura, così come un team internazionale di astronomi chiamato il progetto Scaling K2, hanno identificato gli esopianeti utilizzando i dati della missione K2 del telescopio spaziale Kepler della NASA.

La scoperta è stata resa possibile da un nuovo algoritmo di rilevamento dei pianeti sviluppato da Zink. Una sfida nell'identificare nuovi pianeti è che le riduzioni della luminosità possono provenire dallo strumento stesso o da una fonte astrofisica alternativa che imita una firma planetaria. Capire quali siano le interferenze nell'identificazione di esopianeti richiede un'indagine extra, che tradizionalmente era estremamente dispendiosa in termini di tempo e poteva essere realizzata solo attraverso l'ispezione visiva. L'algoritmo di Zink è in grado di separare quali segnali indichino i pianeti e quali siano semplicemente rumore.

Zink ha affermato che i risultati potrebbero essere un passo significativo per aiutare gli astronomi a capire quali tipi di stelle abbiano maggiori probabilità di avere pianeti in orbita attorno a loro e quali siano gli elementi costitutivi necessari per una formazione planetaria di successo. "Abbiamo bisogno di guardare una vasta gamma di stelle, non solo quelle come il nostro sole, per capirlo", ha detto.

Anche la scoperta del sistema planetario con due pianeti giganti gassosi è stata significativa perché è raro trovare giganti gassosi, come Saturno nel nostro sistema solare, così vicini alla loro stella ospite come quelli che abbiamo invece trovato. I ricercatori non possono ancora spiegare perché si sia verificato, ma per Zink ciò rende la scoperta particolarmente utile perché potrebbe aiutare gli scienziati ad avere una comprensione più accurata di come si sviluppino i pianeti e i sistemi planetari. "La scoperta di ogni nuovo mondo fornisce uno sguardo unico sulla fisica che gioca un ruolo nella formazione dei pianeti".