Spazzatura spaziale, in UK il primo centro di ricerca per affrontarne i pericoli

Nel Regno Unito è nato il primo centro studi che si occuperà del problema rappresentato dalla cosiddetta "spazzatura spaziale", l'insieme di detriti in orbita attorno alla Terra, che minaccia di frenare lo sviluppo di nuove missioni.

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a cura di Alessandro Crea

Nuovi modi per affrontare la minaccia che la cosiddetta "spazzatura spaziale" rappresenta sono stati esplorati dagli scienziati dell'Università di Warwick, soprattutto in previsione di un'enorme  espansione del numero di satelliti che forniscono servizi vitali come le comunicazioni, la navigazione e l'osservazione della Terra.

L'Università di Warwick ha dunque realizzato il Centre for Space Domain Awareness, il primo nel suo genere a offrire servizi di ricerca integrati sulle crescenti minacce presenti nell'orbita terrestre, dalla spazzatura spaziale che potrebbe scontrarsi con i satelliti ai venti solari che potrebbero interferire con la loro elettronica.

Supportato dal Defence Science and Technology Laboratory (Dstl) e dall'UKSA, il nuovo Centre for Space Domain Awareness è stato inaugurato nella giornata di ieri, in occasione dell'incontro annuale di GNOSIS (The Global Network on Sustainability in Space), una rete di scienziati e rappresentanti dell'industria del Science and Technology Facilities Council (STFC) che mira a sensibilizzare sul problema dei detriti spaziali e della sostenibilità spaziale.

"L'ambiente vicino alla Terra sta diventando sempre più importante, eppure non sappiamo molto di ciò che sta realmente accadendo lì. Al Centre for Space Domain Awareness, ci concentreremo sullo studio del vento solare e del suo impatto sui satelliti e sull'atmosfera terrestre, e sulla situazione dei detriti in tutti i regimi orbitali e sul suo impatto sui veicoli spaziali", ha spiegato Don Pollacco, direttore del nuovo Centro e docente presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Warwick.

Dall'inizio dell'esplorazione spaziale circa 6.000 satelliti sono stati lanciati in orbita e si prevede che il numero aumenterà in modo massiccio, in particolare con i piani di alcune organizzazioni per "mega-costellazioni" di migliaia di satelliti. La maggior parte di questi si trovano in orbita terrestre bassa (LEO), inferiore a ~ 1200 km, poiché queste orbite sono diventate abitualmente accessibili da terra e relativamente economiche, offrendo anche una bassa latenza per effettuare comunicazioni e trasmettere immagini ad alta risoluzione.

Questo stesso ambiente però è diventato sempre più disseminato di detriti provenienti da più lanci spaziali, così come veicoli spaziali dismessi che sono stati lasciati bruciare nell'atmosfera. Gli scienziati dell'Università di Warwick hanno lavorato per sviluppare nuovi modi per cercare detriti in orbita attraverso progetti come DebrisWatch. "In termini di detriti, non conosciamo la distribuzione rispetto all'altezza orbitale, ma sappiamo che ci sono alcune orbite che presentano un significativo affollamento di detriti, che si muovono molto velocemente e possono avere impatti devastanti su interi veicoli spaziali", ha commentato Pollacco.