La ricerca medica sta compiendo passi significativi verso una diagnosi più accessibile dell’Alzheimer, grazie a uno studio condotto su oltre 5.700 adulti di origine ispanica e latina negli Stati Uniti. I ricercatori dell’Università della California di San Diego hanno dimostrato che specifici biomarcatori presenti nel sangue possono rivelare i primi segnali di declino cognitivo, aprendo la strada a test diagnostici più semplici ed economici rispetto a quelli oggi disponibili.
Una svolta nella diagnosi precoce
Attualmente esiste un solo test del sangue approvato dalla FDA per supportare la diagnosi di Alzheimer, il Lumipulse G pTau217/Aβ42, costoso e accessibile solo in pochi centri specializzati. L’uso del sangue come strumento affidabile per la diagnosi precoce resta quindi un campo ancora da esplorare. Per colmare questa lacuna, il team guidato da Freddie Márquez ha analizzato i dati del Study of Latinos–Investigation of Neurocognitive Aging, parte dell’Hispanic Community Health Study, il più ampio studio sulla salute delle comunità ispaniche e latine negli USA.
Gli adulti di origine ispanica e latina mostrano un rischio più elevato di sviluppare Alzheimer e altre demenze, con proiezioni che indicano aumenti significativi nei prossimi decenni. Eppure queste comunità restano poco rappresentate nella ricerca. Lo studio colma quindi un vuoto importante, offrendo dati utili a sviluppare strumenti diagnostici più inclusivi.
Risultati e scoperte inattese
Analizzando campioni di sangue di 5.712 adulti tra i 50 e gli 86 anni, i ricercatori hanno riscontrato che livelli elevati di NfL (marker di danno neuronale) e GFAP (marker di infiammazione cerebrale) erano associati a maggiori declini cognitivi auto-riferiti. Inoltre, NfL e pTau-181 correlavano con problemi di memoria segnalati dai partecipanti. Al contrario, la proteina amiloide-beta, pur essendo un marcatore classico dell’Alzheimer cerebrale, non mostrava alcuna relazione con il declino cognitivo soggettivo.
Un dato particolarmente rilevante è che l’associazione tra NfL e declino cognitivo persisteva anche in individui cognitivamente sani, suggerendo la possibilità di rilevare cambiamenti ancora prima della comparsa di sintomi clinici. Tuttavia, Márquez e colleghi invitano alla cautela: serviranno ulteriori studi prima che questi biomarcatori possano entrare nella pratica clinica diffusa.
La pubblicazione dei risultati su JAMA Network Open rappresenta un passo importante verso la realizzazione di test del sangue più accessibili per la diagnosi precoce dell’Alzheimer, con un impatto potenzialmente decisivo soprattutto per le comunità che hanno un accesso limitato agli strumenti diagnostici tradizionali.