Adidas chiude con Apple iAd, Jobs è maniacale

Secondo voci non confermate Adidas ha rinunciato a fare pubblicità con iAd, la piattaforma creata e gestita da Apple. Questa defezione costerà ad Apple 10 milioni di dollari, e un danno d'immagine forse ancora più rilevante.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Apple ha difficoltà nel gestire iAd, la piattaforma di pubblicità per smartphone creata dalla stessa azienda qualche mese fa (Apple iAd, pubblicità mobile a una svolta epocale). I grandi marchi infatti digeriscono a fatica i vincoli imposti da Cupertino. Adidas è l'ultimo nome ad aver rinunciato, riportandosi a casa i 10 milioni di dollari che voleva spendere con Apple.

Ogni applicazione è una potenziale fonte di reddito. Chi si porterà a casa questa torta?

Secondi fonti interne non citate il colosso dello sport ha mostrato i propri progetti ad Apple per ben tre volte, per vederseli sempre rifiutati. Di fronte a un Jobs definito "maniaco del controllo" Adidas ha preferito rinunciare.

Le ragioni di Apple sono note: l'azienda vuole che anche gli annunci pubblicitari, almeno quelli proposti tramite iAd, siano un'unione di stile e funzionalità, e che non compromettano l'esperienza dell'utente. Le aziende devono adattarsi, o rivolgersi altrove.

Non è la prima volta che iAd infastidisce gli inserzionisti, infatti già Chanel in agosto aveva deciso di lasciare la piattaforma. Apple ha deciso di mantenere il controllo totale sulla piattaforma, fino al punto di creare direttamente gli annunci. L'obiettivo è mantenere gli alti standard mostrati nelle dimostrazioni iniziali. In teoria è un vantaggio anche per il cliente, che può portare ai consumatori annunci più efficaci. In pratica però Apple stringe troppo la presa, facendo fuggire gli inserzionisti.

A oggi, sei mesi dopo la sua presentazione, trovare grandi marchi attivi in iAd è infatti ancora una missione quasi impossibile. Tutto è ancora nell'area della potenzialità e delle dimostrazioni. Gli inserzionisti inoltre non lamentano solo l'eccessivo controllo sul processo creativo, ma anche l'impossibilità di scegliere dove e quando visualizzare gli annunci, nonché la mancanza di strumenti avanzati per la gestione delle attività.  

È possibile che le proposte di Adidas fossero effettivamente pessime, e che Apple avesse ottime ragioni per rifiutarle. Tuttavia perdere un cliente pronto a spendere milioni di dollari l'anno probabilmente non è piacevole.

Senza contare il fatto che la concorrenza nel settore è molto serrata. L'aggiornamento dei termini d'uso (Apple rivoluziona la policy software dell'iPhone) di fatto rende l'accoppiata Google/AdMob un'alternativa valida. Adidas potrebbe spostare la propria attenzione verso altri lidi.

iAd continua a offrire qualcosa in più, nella forma di annunci interattivi, coinvolgenti e molto avanzati. Un altro mondo, rispetto al piccolo banner che la maggior parte di noi vede quotidianamente. iAd mostra animazioni avanzate e complesse, che poco hanno a che spartire con una pagina web. iAd è del tutto integrato con le applicazioni e con il sistema operativo, e gli annunci sono senz'altro più gradevoli, quasi un'intrattenimento di per sé.

AdMob al momento non può fare altrettanto, ma non è detto che non decida di provarci., con la creazione di pagine Web ricche di contenuti HTML5 (la stessa soluzione che sfrutta iAd). In quel caso vedremo se e come Apple potrebbe reagire.

Ora tuttavia la chiave di volta non è la qualità degli annunci, ma l'affermazione in uno dei mercati con la crescita più rapida in assoluto. L'abbandono dei grandi marchi potrebbe essere un colpo troppo duro anche per Apple, che presto potrebbe vedersi costretta a correre ai ripari.