Android: dentro ART e fuori Dalvik per essere come iOS

Android ha una macchina virtuale che lo rallenta, ma sta per essere finalmente sostituita.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google è finalmente pronta ad abbandonare Dalvik, la macchina virtuale (VM) di Android che gestisce la maggior parte delle applicazioni. In uno dei prossimi aggiornamenti arriverà infatti ART (Android Runtime), che dovrebbe migliorare sostanzialmente prestazioni e consumi energetici. La novità è già disponibile in Android 4.4 nelle opzioni per sviluppatore.  

Non si tratta di una cosa da poco: Dalvik fa parte di Android sin dal primo momento, ma si è affermato spesso che proprio questo elemento software sia il maggior responsabile di rallentamenti e consumi eccessivi. Con ART, dopo cinque anni circa, Google cerca di risolvere il problema.

Cos'è una macchina virtuale, e perché ce n'è una dentro Android? Sintetizzando al massimo, possiamo dire che si tratta di un computer dentro a un altro computer: si usa per rendere più semplice la scrittura e l'esecuzione di software, ed è particolarmente importante quando – come nel caso di Android – si ha a che fare con una grande varietà in termini di dispositivi e configurazioni hardware.

Il problema è che in questo modo si aggiunge un livello di complessità che riduce le prestazioni: una cosa è avere codice eseguito direttamente dal processore (nativo), e un'altra un programma gestito prima dalla macchina virtuale – che in un certo senso lo traduce – e poi dal SoC del nostro smartphone. Questo doppio passaggio può rendere tutto più lento e aumentare i consumi.

ART cerca di risolvere o almeno mitigare il problema con una soluzione intermedia chiamata AOT (Ahead Of Time compilation): il codice dell'applicazione non è più interpretato a ogni esecuzione, ma una volta sola quando la installiamo. In questo modo dovremmo ottenere prestazioni comparabili a quelle del codice nativo, ma senza compromettere il lavoro dello sviluppatore.

Questo approccio rende comprensibilmente più lungo il processo d'installazione, ma il ritardo dovrebbe notarsi solo con le applicazioni più grandi. L'eventuale aggiornamento di uno smartphone da Dalvik ad ART potrebbe richiedere diverso tempo – dipende da quante e quali app sono installate – ma poi i vantaggi dovrebbero essere evidenti.

I primi test suggeriscono che alcune applicazioni sono veloci fino al doppio passando dal vecchio sistema a quello nuovo, e similmente si riducono i consumi. Vantaggi che valgono anche per la stessa interfaccia grafica di Android, con meno latenza.

In termini assoluti ART potrebbe "finalmente rendere Android reattivo e fluido come iOS" scrive Sebastian Anthony su ExtremeTech. E in effetti c'è un dibattito aperto praticamente da sempre, alimentato da chi sostiene che Android funzioni al meglio solo con hardware abbastanza potente. Che Google sia riuscita finalmente a chiudere la discussione una volta per tutte?