Apple accusata nuovamente di violazione della privacy

Un utente ha citato in giudizio Apple: l'azienda avrebbe raccolto e utilizzato dati sensibili nonostante l'espresso divieto del cliente

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a cura di Silvio Colombini

Nuovi problemi legali si prospettano per Apple: questa volta l’azienda è stata citata in giudizio da un consumatore. Al centro della causa la raccolta di dati sensibili degli utenti.

All’origine della procedura legale ci sarebbe il comportamento (apparentemente) non del tutto cristallino dell’azienda di Cupertino. Apple ha infatti sempre dichiarato che impostando la privacy di iPhone Analytics nella maniera corretta l’app non avrebbe raccolto i dati degli utenti. Cosa che, invece, è risultata essere non vera: un'inchiesta portata avanti da Gizmodo ha infatti dimostrato che la raccolta dei dati avveniva indipendentemente da come l’app veniva impostata.

A seguito della cosa Apple era già stata citata in causa circa due mesi fa in California: ora un altro utente, questa volta dalla Pennsylvania, ha deciso di muoversi contro il colosso informatico. Stando ai documenti presentati, il comportamento di Apple comporterebbe (traduzione nostra):

"Violazioni sistematiche delle leggi statali sulle intercettazioni telefoniche, sulla privacy e sulle frodi ai consumatori. Molto semplicemente, Apple registra e utilizza illegalmente le informazioni e le attività personali dei consumatori sui propri dispositivi mobili e applicazioni (“app”), anche dopo che i consumatori hanno esplicitamente indicato attraverso le impostazioni del dispositivo mobile di Apple che non desiderano che i propri dati e informazioni vengano condivisi".

Ufficialmente iPhone Analytics dichiara che, disabilitando la raccolta dei dati nelle impostazione sulla privacy, Device Analytics verrà disabilitato in toto. Inoltre la stessa policy sulla privacy afferma che "nessuna delle informazioni raccolte ti identifica personalmente". Tuttavia alcuni ricercatori della società di sviluppo software Mysk hanno testato queste affermazioni, scoprendo che nessuna delle due era vera.

I test portati avanti da Mysk infatti hanno dimostrato che disattivare la raccolta dati non ha avuto alcun effetto sull’invio di dati ad Apple da parte delle app Apple. Tali dati includono informazioni dettagliate in tempo reale su quanto avviene utilizzando determinate applicazioni: cosa viene digitato, quanto tempo viene passato sulle diverse pagine internet e quali annunci vengono aperti e visualizzati. Ancora: a seconda delle scelte fatte dagli utenti sarebbe possibile rivelarne informazioni sensibili come orientamento sessuale, credo religioso, e eventuali dipendenze da sostanze di vario genere

Dalla indagine mossa da Gizmodo è risultato che ogni informazione inviata ad Apple era accompagnata da un codice ID permanente, legato direttamente all’account iClouds a cui, a sua volta, sono legati dati identificativi come email, nome e numero di telefono. Interrogata al riguardo, Apple non ha fornito alcuna risposta; giusto segnalare che l’azienda non si era espressa nemmeno in relazione alla prima causa né, tanto meno, relativamente all’inchiesta mossa da Gizmodo.