Apple denunciata dai propri rivenditori, è concorrenza sleale

Apple usa gli Apple Store per offrire ai clienti condizioni e prezzi che i rivenditori autorizzati non possono battere. Per di più questi ultimi faticano a rifornirsi, e per questo perdono gran parte delle possibili vendite.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il più grande rivenditore Apple della Francia, eBizcuss, ha denunciato la casa di Cupertino per concorrenza sleale. L'azienda guidata da Tim Cook favorirebbe i propri negozi nell'approvvigionamento, e darebbe loro la possibilità di offrire sconti alle aziende preclusi agli altri rivenditori.

eBizcuss, secondo l'AD François Prudent, avrebbe perso il 30% del proprio giro d'affari a causa delle scarse forniture di MacBook Air e iPad 2, tra i prodotti Apple più richiesti. Anche la fornitura di iPhone 4S sembra aver creato alcune difficoltà. Nella denuncia si afferma che i problemi di fornitura sono cominciati nel novembre del 2009, quando Apple aprì il primo Apple Store in Francia.

Vendere prodotti Apple è ancora un buon affare?

C'è poi il problema degli sconti. "Le proposte fatte dai commerciali aziendali Apple hanno prezzi più bassi di quelli a cui noi compriamo i dispositivi", spiega ancora Prudent. In altre parole un'azienda che si rivolge direttamente ad Apple può ottenere condizioni impossibili tramite i rivenditori.

La situazione non è certo nuova. Sono anni che i rivenditori Apple soffrono per la concorrenza fatta dall'azienda stessa, e non è la prima volta che la questione finisce nelle mani degli avvocati. Abbiamo sentito uno dei proprietari di Magnetic Media - un noto rivenditore specializzato nel settore business in provincia di Varese - che ci ha sostanzialmente confermato la situazione descritta dalla denuncia francese: i problemi di fornitura esistono, soprattutto nei primi 30-60 giorni dall'uscita di un nuovo prodotto.

"Io non so quando esce l'iPad 3, lo leggo su Tom's Hardware", ci ha raccontato D.F. Di conseguenza il rivenditore non può ordinare il nuovo prodotto in anticipo. Vien da sé che nei giorni successivi "ricevo anche 200 chiamate al giorno" da clienti che vogliono l'ultima novità, ma non è possibile soddisfare la richiesta. Quando il prodotto è disponibile la tormenta è già passata, e le vendite sono in gran parte perse.

Simile anche il discorso degli sconti. Capita che Apple offra sconti ai propri clienti semplicemente impossibili da battere per il rivenditore, che per fare una proposta migliore dovrebbe rinunciare a praticamente tutto il margine possibile. E per iPhone e iPad ci sarebbe anche la concorrenza degli operatori telefonici, che aggiunge una variabile a un'equazione già complessa.

Una situazione che probabilmente non farà che peggiorare nei prossimi anni, mano a mano che gli Apple Store si diffonderanno sul territorio, e con la tendenza sempre maggiore a comprare online. L'azienda di Cupertino ufficialmente s'impegna a trattare in modo neutrale tutti i possibili canali di vendita, soprattutto agli occhi dei clienti, ma è evidente che in qualche misura disattende tale impegno.

Ne ha tutto il diritto, anzi è comprensibile che Apple favorisca canali diretti come i propri negozi e il sito web, che le assicurano margini maggiori. I rivenditori da parte loro hanno tutto il diritto a chiedere che la concorrenza sia leale (o perlomeno legale), e che gli impegni contrattuali siano rispettati.

L'impressione però è che aziende grandi e piccole che negli anni si sono specializzate nella vendita di prodotti Apple, riuscendo a tirarne fuori anche un buon giro d'affari, dovranno nei prossimi anni affrontare come concorrente proprio il loro principale fornitore, oltre ai centri commerciali e gli operatori TLC. Al posto loro cosa fareste?