Apple e Foxconn di nuovo nei guai a causa dell'iPhone 5

Secondo un'associazione indipendente non bisogna dare credito alla Fair Labor Association, associazione nominata da Apple per monitorare gli stabilimenti Foxconn. Le condizioni dei lavoratori sono migliorate solo un po', per poi crollare di nuovo con l'arrivo dell'iPhone 5.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La Fair Labor Association è troppo tenera con Apple e Foxconn, e ha fatto affermazioni infondate sul miglioramento delle condizioni lavorative negli stabilimenti dove si producono iPhone, iPad e Mac. L'accusa proviene dall'Economic Policy Institute (EPI), un'organizzazione non profit dedita alla ricerca sulle politiche economiche, con particolare attenzione ai "bisogni dei lavoratori con entrate basse e medie".

La Fair Labor Association (FLA) è invece l'associazione scelta da Apple (e da altre grandi multinazionali) per raccogliere informazioni sulle condizioni dei lavoratori presso i propri fornitori, Foxconn in particolare. Il compito è stato assegnato lo scorso gennaio, ma da subito è emerso qualche dubbio sull'affidabilità e la credibilità delle indagini.

Pausa pranzo

Se è normale sospettare di un controllore nominato e finanziato dal controllore, una terza voce disinteressata che nega le affermazioni della FLA è certamente un altro paio di maniche. La FLA infatti in passato aveva affermato che le condizioni dei lavoratori cinesi erano in via di miglioramento, e che qualche modesto passo avanti c'era stato.

Non è così, tanto secondo EPI quanto secondo altre associazioni, come China Labour Watch. "A differenza delle affermazioni incoraggianti della FLA, i miglioramenti nelle condizioni lavorative presso Foxconn sono stati modesti nella maggior parte dei casi, effimeri o puramente simbolici, mentre alcune pretese sono del tutto infondate", si legge nel documento pubblicato dall'EPI.

Il problema starebbe nel fatto che i report positivi della FLA risalgono a giugno e luglio 2012, quando la produzione dell'iPhone 5 non era ancora cominciata. Nei mesi successivi la situazione sarebbe nuovamente precipitata - in parte anche per le difficoltà nel produrre il nuovo smartphone, che hanno portato a un sorprendente sciopero.

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"Le prove suggeriscono che, anche se i miglioramenti c'erano nel periodo analizzato dalla FLA, non sono state mantenute quando si è intensificata la produzione dell'iPhone 5. I media cinesi hanno anche riportato che le fabbriche cinesi hanno forzato gli stagisti a prolungare la loro permanenza per lavorare all'iPhone 5", continua il documento.

Insomma le due aziende (cliente e fornitore) si sarebbero date una lucidata in un momento di relativa calma, per poi tornare alle solite (brutte) abitudini nel momento in cui il lavoro si è nuovamente intensificato. Per alcuni aspetti EPI parla di promesse non mantenute da parte di Apple e Foxconn: l'azienda statunitense e quella cinese si erano impegnate a pagare i lavoratori per le riunioni obbligatorie e i periodi di formazione, ma non è accaduto.

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"Il tema centrale è capire se Apple eserciterà la leggendaria abilità negli affari, lo spirito d'innovazione e le sue enormi risorse finanziarie per proteggere i diritti umani essenziali delle persone che creano i loro prodotti", conclude il documento.

Un'affermazione che riaccende un dibattito mai concluso: le violazioni e le pratiche scorrette nelle fabbriche dei fornitori sono in qualche modo anche una responsabilità dei clienti, che oltre ad Apple includono Nintendo, Sony, Samsung, Microsoft, Dell e tanti altri?