Apple e le applicazioni curiose, rischio class action

Apple e alcuni sviluppatori di applicazioni sono stati denunciati per la pratica, finora presunta, di collezionare i dati privati di ogni singolo utente, per condividerli in seguito anche con gli operatori pubblicitari.

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a cura di Manolo De Agostini

Apple e alcuni sviluppatori di applicazioni mobile rischiano la class action per violazione della privacy. Il cittadino Jonathan Lalo di Los Angeles ha depositato nel Distretto Nord della California una denuncia che potrebbe assurgere al rango di class action.

La causa riguarda oltre ad Apple anche Pandora, The Weather Channel, Dictionary.com e Backflip, sviluppatore dell'applicazione Paper Toss. Secondo la denuncia alcune applicazioni collezionano informazioni con le quali gli utenti possono essere identificati personalmente. Apple non farebbe nulla per impedire questa pratica, malgrado la policy sulla privacy di App Store lo proibisca.

"Queste applicazioni, tra le altre cose, collezionano e trasmettono vari tipi di dati demografici a Apple e ai produttori di applicazioni. Alcuni sviluppatori condividono le informazioni demografiche con diverse reti pubblicitarie mobile. La maggior parte di questi dati sono collegati anche all'UDID (unique device identification number) di iPhone o iPad", ha scritto Arstechnica.

Le regole dell'App Store proibiscono alle applicazioni e alle reti pubblicitarie di collezionare informazioni personali senza permesso da parte dell'utente. Recentemente il Wall Street Journal ha svelato come siano numerose le applicazioni (anche Android) che raccolgono dati privati all'insaputa degli utenti (App per Android e iPhone, privacy sconosciuta).

Apple ha dichiarato i dati che colleziona sono anonimi, quindi non riconducibili a un singolo utente, e non li condivide con le aziende pubblicitarie. Anche le maggiori reti di pubblicità hanno spergiurato di aver cura della privacy di ogni singolo utente. Queste posizioni dovranno essere provate nella causa (e possibile class action).

Jonathan Lalo - e chi si unirà a lui - richiede la cancellazione dei dati raccolti, la fine del tracciamento dei dati personali e la condivisione in forma non anonima e, chiaramente, il risarcimento danni.