Perché si parla sempre di Apple

Un secondo reportage del New York Times completa l'indagine sul perché i grandi della tecnologia producono in paesi in via di sviluppo. Restano i vantaggi strategici, ma la chiave sono condizioni di lavoro impossibili in Occidente. Chi ha il potere di cambiare questa realtà?

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Perché si parla sempre di Apple

La serietà di Apple nel verificare le buone condizioni dei lavoratori inoltre è spesso messa in discussione. "Non vogliono prevenire i problemi, solo evitare l'imbarazzo", ha spiegato al NYT un consulente di Business for Social Responsability (BSR), associazione specializzata appunto nella responsabilità sociale d'impresa, e che per anni ha tentato d'introdurre le proprie attività alla Foxconn, solo per scontrarsi con un muro di gomma e alla fine rinunciare.

Reti antisuicidio

"Avremmo potuto salvare delle vite, e abbiamo chiesto ad Apple di fare pressioni su Foxconn, ma senza successo", ha spiegato il consulente di BSR. "Aziende come HP, Intel e Nike fanno pressione sui loro fornitori. Ma Apple si tiene a distanza di sicurezza, e Foxconn è il loro principale produttore, così loro rifiutano di fare pressioni". Le opinioni di questo consulente, tuttavia, non sono state confermate dall'intero gruppo a cui fa riferimento.

Parte del problema sarebbe che Apple vuole tenere la maggior parte del margine per sé, lasciando a fornitori e rivenditori solo le briciole. "L'unico modo di lavorare con Apple è di fare le cose in modo più efficiente ed economico" spiega uno dei fornitori, "e poi loro arrivano l'anno dopo con una riduzione del 10% sul prezzo".

E ridurre i prezzi significa inevitabilmente esporre i lavoratori a maggiori rischi, come dimostra per esempio la raccapricciante storia sull'esposizione all'esano, un idrocarburo altamente tossico (può provocare anche la paralisi), ma perfetto per la pulizia degli schermi. Succedeva lo scorso febbraio alla Wintek, che è ancora uno dei principali fornitori Apple, ma da allora il prezzo pagato da Cupertino è stato ulteriormente tagliato. E lo stesso principio vale per le polveri di alluminio, che l'anno scorso hanno provocato almeno due esplosioni in Cina, uccidendo diverse persone.

"Puoi creare tutte le regole che ti pare, ma non hanno il minimo significato se non dai ai fornitori un profitto sufficiente per trattare bene i lavoratori" racconta un ex dirigente Apple. "Se riduci i margini, li obblighi a tagliare sulla sicurezza".

Potremmo anche pensare di cambiare i prodotti un po' meno spesso, per esempio

Un panorama spaventoso, che pure non prende in considerazione cosa c'è dietro ai fornitori di Apple, cioè i "fornitori dei fornitori", una catena oscura che risale fino agli impianti minerari.

È colpa di Apple (o Samsung, o Acer, o chi preferite) se i lavoratori sono trattati in modo disumano? Il prezzo imposto dal cliente è la causa diretta delle carenze della sicurezza? Difficile da affermare con certezza, ma di certo i sospetti sono più che legittimi, e senza dubbio Apple potrebbe fare di più.

Potrebbe per esempio rivedere le proprie politiche di segretezza, che si riflette anche sui fornitori e rende difficile capire come stanno le cose esattamente. La volontà a quanto pare non manca, inoltre: "nell'azienda c'è davvero la volontà di seguire il codice. Ma passare al prossimo livello e creare vero cambiamento va in conflitto con la segretezza e gli obiettivi aziendali, e così questo è il massimo che possiamo fare", continua uno dei dirigenti Apple sentiti dai reporter del Times.

Perché però parlare tanto, quasi solo di Apple, se tutto il mondo della tecnologia è nella stessa barca? Perché "tutti vogliono essere Apple. Se s'impegnassero nel produrre un iPhone senza conflitti, trasformerebbero la tecnologia", afferma Sasha Lezhnev dell'Enough Projet, un altro gruppo che lotta per la giustizia sociale.

Una multinazionale eticamente responsabile? Dai, seri...

Insomma, si punta il dito contro Apple per ciò che è diventata. La mela morsicata oggi è un simbolo, e Cook deve arrendersi a questa realtà. Possono lamentarsi dei concorrenti che li imitano, o possono fare qualcosa che vale davvero la pena di imitare. Potrebbero essere i primi del gruppo a dire per fare questo telefono nessun lavoratore è stato sfruttato, sottopagato o esposto a rischi per la propria salute.

Certo, magari così invece di 900 euro l'iPhone 4S ne costerebbe 1800. Il che ci porta all'ultimo anello della catena, e cioè il consumatore, vale a dire noi stessi. Dopotutto, chi è che si aspetta un nuovo modello ogni anno, più bello, più potente e più prestante? Apple dice che ci dà ciò che vogliamo, e allora per risolvere il problema dovremmo desiderare che questa situazione finisca, costi che quel costi (senza citare la questione ambientale). Un'idea, questa sì, che sembra davvero venire dal mondo delle favole.