La Fair Labor Association (FLA) ha rilevato gravi violazioni negli stabilimenti Foxconn dove si assemblano i prodotti Apple, dall'iPhone all'iPad ai MacBook Pro. L'associazione, la cui indagine è stata richiesta e pagata da Apple, ha rilevato soprattutto orari eccessivi (fino a 60 ore a settimana) ma anche mancanza di sicurezza e paghe inadeguate.
Tim Cook in visita alla Foxconn
L'indagine della Fair Labor Association si basa sull'osservazione diretta da parte degli ispettori e su circa 35.000 questionari sottoposti ad altrettanti lavoratori. Il risultato è la più dettagliata indagine sulle condizioni di lavoro nel paese asiatico, un argomento che negli ultimi mesi è sotto i riflettori grazie a un'inchiesta del New York Times che potrebbe persino vincere il premio Pulitzer.
Il colosso cinese ha accettato i risultati dell'indagine, e in accordo con Apple ha deciso di ridurre le ore di lavoro almeno entro i limiti fissati dalla legge cinese (40 ore settimanali più 9 di straordinari), di aumentare gli stipendi (senza specificare di quanto e in che tempi) e di migliorare le condizioni di sicurezza.
Tim Cook ha imparato la lezione dai saggi cinesi... - Immagine: Geekculture.com
Ciò significa che per mantenere i ritmi di produzione dovrà assumere altri dipendenti, decine di migliaia secondo la FLA, e pagarli più di quanto faccia ora. I costi quindi aumenteranno; probabilmente non molto (la manodopera rappresenta solo una frazione del costo totale) ma comunque un aumento, che Apple potrà assorbire internamente – riducendo i propri margini – oppure far pagare ai propri clienti, alzando i prezzi al dettaglio.
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In questi giorni abbiamo visto che Tim Cook ha visitato la Cina e le fabbriche in questione. Le immagini del "presidente operaio" sono utili al marketing Apple, ma forse non è corretto ridurre tutto a un'operazione d'immagine. Si era detto che le ispezioni erano una farsa, che la FLA non era che un burattino nelle mani di Apple, che l'indagato controllava l'indagatore. Eppure i risultati ci sono, e sembra che ci sarà anche il cambiamento.
E non è cosa da poco, perché secondo la FLA le pessime condizioni rilevate non sono peggiori che in qualsiasi altra fabbrica cinese. Lo abbiamo ripetuto molte volte: la questione riguarda tutto il settore e tutti i marchi o quasi, quindi se davvero tra qualche mese Apple potrà dire di rispettare i lavoratori più della concorrenza, allora avrà messo a segno una vittoria più che rilevante.
Dormitori Foxconn
E forse inimitabile, perché a Cupertino hanno margini altissimi - per quanto in calo - , e possono anche permettersi di spendere un po' di più. Potrebbero persino tenere gli attuali prezzi finali - non è detto che lo faranno, il fatto è che possono. Dell, HP, Acer, Asus e così via invece non navigano in acque altrettanto buone e per loro un aumento dei costi si tradurrebbe quasi certamente in un aumento dei prezzi al dettaglio, come dichiarò l'AD di HP.
Esiste quindi una possibilità che aumentino i prezzi finali, che il rispetto per i lavoratori cinesi diventi un conto che pagheremo tutti come consumatori. E probabilmente è giusto che sia così, perché oggi possiamo permetterci telefoni, computer, TV e altro proprio perché altri, lontani e invisibili, pagano un prezzo troppo alto. Apple e Foxconn affermano di essere pronte a fare la loro parte, voi siete pronti a fare la vostra?