Banda ultralarga: cosa sono le aree bianche, grigie e nere?

Aree nere, grigie e bianche: quali fattori intervengono in questa classificazione per gli interventi di banda ultralarga?

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a cura di Francesca Fenaroli

Quando si parla di connessioni a fibra ottica e banda ultralarga si incorre spesso nella divisione del territorio in aree bianche, grigie e nere per indicare il livello di diffusione di questo tipo di connettività.

Questa distinzione, d'altronde, è il criterio sul quale si basa il Piano strategico per la banda ultralarga, che prevede proprio l'intervento statale nelle aree del Paese caratterizzate dall’assenza o dalla scarsa presenza di iniziative private in questo settore, definite appunto aree grigie e aree bianche.

Spesso si tende tuttavia ad accorpare in modo impreciso la distinzione tra aree bianche, grigie e nere con le aree più o meno densamente popolate del territorio italiano: sebbene la concentrazione demografica giochi senza dubbio un ruolo importante nella diffusione della banda ultralarga, sono altri i fattori che intervengono in questo tipo di classificazione.

In questo articolo cercheremo dunque di fare chiarezza su questo argomento e faremo il punto sugli ultimi sviluppi delle iniziative del Piano banda ultralarga dedicato alle aree bianche.


Quando è stata introdotta la distinzione in aree?

La classificazione dei territori in aree bianche, grigie e nere compare per la prima volta in una comunicazione della Commissione europea inserita nella Gazzetta ufficiale UE a marzo 2013, all'interno della quale si stilano le linee guida per la valutazione di aiuti di Stato a sostegno delle reti a banda larga di base e ultralarga (Next Generation Access, ad almeno 30Mbps in download).

Come illustrato nei paragrafi 3.2 e 3.3 della comunicazione, a livello europeo le aree sono definite in base alla presenza o meno di investitori privati che abbiano intenzione di implementare autonomamente infrastrutture di rete entro un periodo massimo di tre anni.

Per quanto riguarda la banda ultralarga, oggetto d'analisi di questi paragrafi, la suddivisione è la seguente:

Aree bianche

Le aree bianche NGA sono sprovviste di connessione ultralarga ed è improbabile che nel corso dei prossimi tre anni siano oggetto di investimenti da parte di privati. Le aree bianche possono dunque essere oggetto di aiuti di Stato a sostegno di questo tipo di rete.

Aree grigie

Le aree grigie NGA sono i territori laddove è già presente o verrà sviluppata una sola rete NGA e dove nessun altro operatore ha intenzione di implementarne nel prossimo futuro. In presenza di più attori di mercato, la Commissione si riserva dunque di valutare caso per caso la necessità o meno di intervento statale.

Aree nere

Le aree nere NGA sono i territori in cui sono presenti o verranno sviluppate nel prossimo futuro almeno due reti a banda ultralarga da parte di due operatori diversi. In questo caso la possibilità di un intervento statale è considerata fortemente incompatibile con il mercato interno e non sarà quindi attuata.

Quali fattori determinano le aree bianche, grigie e nere?

Già dalla definizione di aree bianche, grigie e nere contenuta nella comunicazione della Commissione europea emerge l'importanza della presenza o meno di investimenti di mercato da parte di uno o più operatori privati.

È importante precisare che il fattore dell'interesse economico è già presente all'interno di questa prima delibera: le aree bianche, nello specifico, sono indicate dalla UE come aree "a fallimento di mercato", ovvero in cui il singolo mercato non è in grado di organizzare risultati efficienti per la società senza l'intervento statale, ma non solo.

La fallacia dell'associazione univoca tra maggiore densità abitativa e maggiori interventi per l'implementazione di reti a banda ultralarga emerge proprio nella seconda circostanza in cui si può generare fallimento di mercato, ovvero

quando gli operatori del mercato non internalizzano integralmente i benefici delle loro azioni. Ad esempio, la disponibilità di reti a banda larga apre la strada a nuovi servizi e all’innovazione, i cui benefici con ogni probabilità non saranno limitati agli investitori diretti e ai soli abbonati della rete. Di conseguenza, i risultati del mercato genererebbero insufficienti investimenti privati nelle reti a banda larga.

Cosa si intende per cluster?

Il Governo italiano, già nella prima definizione di una strategia per la banda ultralarga risalente nel 2015, ha rimodulato la classificazione della Commissione europea suddividendo il territorio in quattro cluster.

Cluster A (aree nere)

Il cluster A, corrispondente alle aree nere degli orientamenti comunitari, è quello con il migliore rapporto costi-benefici e il maggiore interesse degli operatori privati a intraprendere investimenti anche per reti a banda ultralarga fino a 100Mbps e oltre.

In questo cluster la Strategia italiana per la banda ultralarga non prevede alcun intervento pubblico se non sul lato della domanda, tramite l'emissione di voucher direttamente agli utenti finali.

Cluster B (aree grigie)

Nel cluster B, corrispondente alle aree grigie degli orientamenti comunitari, un operatore ha realizzato o realizzerà una rete a banda ultralarga, ma non sono presenti le condizioni di mercato sufficienti a garantire ritorni accettabili ai privati per investire in reti a 100Mbps.

In questo cluster la Strategia italiana per la banda ultralarga prevede un limite ai fondi stanziati dall'intervento pubblico pari al 70% del valore d'investimento.

Cluster C (aree bianche)

Il Cluster C, corrispondente ad alcune aree bianche degli orientamenti comunitari, è un'area a fallimento di mercato in cui non vi sono operatori privati disponibili a investire autonomamente in reti a 100Mbps.

In questo cluster la Strategia italiana per la banda ultralarga prevede un parziale coinvolgimento del mercato privato a fronte di un importante incentivo statale del 70% del limite del valore d'investimento, al pari del cluster B.

Cluster D (aree bianche)

Il cluster D, corrispondente alle restanti aree bianche degli orientamenti comunitari, è un'area a fallimento di mercato in cui solo l'intervento pubblico può garantire una connettività superiore ai 30Mbps.

In questo cluster la Strategia italiana per la banda ultralarga prevede di stanziare la maggioranza degli incentivi pubblici attraverso l'intervento diretto dello Stato.

Cosa sono le aree bianchissime?

Per la maggior parte di noi, pensare di non avere alcun tipo di accesso a Internet sembra incompatibile con le esigenze della vita di oggi: tuttavia le rilevazioni dell'Agcom effettuate nel periodo del primo lockdown hanno rilevato circa 200 piccoli Comuni sprovvisti di alcun servizio di connettività fissa o mobile, ribattezzati "aree bianchissime".

In altre parole, ben 186mila cittadini residenti nel territorio italiano ad oggi non possono connettersi a Internet. Per risolvere questa grave mancanza, che contribuisce ad accentuare ancora di più il digital divide, Open Fiber ha stanziato dei fondi per raggiungere questi comuni, situati in zone rurali o di montagn difficili da cablare, per mezzo di una connessione FWA.

La tecnologia FWA (Fixed Wireless Access) prevede l'utilizzo di soluzioni radio per raggiungere queste zone altrimenti impossibili da raggiungere con la tipica posa di cavi: nella pratica, in ciascuna abitazione viene montata un'antenna o una parabola che capta e trasforma il segnale per garantire la connessione a Internet.

Aree e Comuni: facciamo chiarezza

Analizzando la distinzione tra aree bianche, grigie e nere occorre però fare una precisazione importante: il concetto di area non coincide con il territorio di un Comune. La Strategia per la banda ultralarga ha infatti suddiviso il territorio dell'Italia in più di 94mila aree distribuite su circa 8000 Comuni.

Allo stesso modo, almeno in una fase iniziale, le consultazioni per la mappatura della banda ultralarga non si sono svolte a livello di singolo numero civico o unità abitativa, bensì sulla scorta della definizione statistica di "località" fornita dall'ISTAT, ovvero

un’area più o meno vasta di territorio, conosciuta di norma con un nome proprio, sulla quale sono situate una o più case raggruppate o sparse. Le tipologie di località abitate considerate dal censimento sono il centro abitato, il nucleo abitato, le case sparse e le aree speciali.

In tempi più recenti, la mappatura delle aree bianche è stata rifinita effettuando rilevazioni su ogni singolo numero civico, standard che poi è diventato una prassi per le consultazioni Infratel a proposito degli interventi statali.

Non è dunque propriamente corretto dire, per esempio, che un intero Comune è di per sé "area grigia" se la maggioranza delle località che ricadono sotto di esso sono aree grigie: definizioni più corrette includono:

  • Un indirizzo appartiene alle aree grigie;
  • Un centro abitato (che esclude dunque eventuali frazioni dello stesso Comune) appartiene alle aree grigie;
  • Un Comune è al 90% grigio.

Qual è la percentuale di aree bianche in Italia?

In base ai dati disponibili sulla piattaforma del Piano strategico banda ultralarga, nel 2019 il 66,6% del territorio italiano era coperto da banda ultralarga ad almeno 30Mbps, mentre la banda ultralarga ad almeno 100Mbps si limitava a poco più del 20%. In base all'ultimo monitoraggio Infratel, invece,

gli operatori hanno fornito i dati per ciascun indirizzo civico – oltre 19,8 milioni – ricadente nelle aree grigie e nere in 4.250 comuni italiani per 25,8 milioni di unità immobiliari. I rimanenti 12 milioni di indirizzi civici, in oltre 6.700 comuni italiani sono oggetto dell’intervento pubblico nelle cosiddette aree bianche.

Gli interventi statali previsti per le aree bianche e grigie hanno permesso di terminare, in base alle rilevazioni di dicembre 2021, più di 2000 cantieri fibra e 1195 cantieri wireless, corrispondenti al 35% del totale previsto dal Piano.

Sul fronte dei privati Open Fiber, assegnataria di tutti e tre gli appalti per la copertura delle aree bianche, si è ripromessa di coprire l'81% delle suddette aree con tecnologia Fiber-to-the-Home fino a 1Gbps in download e il restante 19% con tecnologia FWA, così da garantire la banda ultralarga al 25% della popolazione italiana.

Piano aree bianche: a che punto siamo?

Il Piano aree bianche, del quale fa parte la sopracitata copertura garantita da Open Fiber, è stato approvato dalla Commissione europea nel 2019 ed è la parte della strategia nazionale per la banda ultralarga che ha l'obiettivo di portare proprio in queste zone la banda ultralarga entro il 2025.

Le aree bianche, identificate per mezzo di mappature a livello di numero civico, sono poi oggetto di intervento in base a progetti esecutivi presentati dai singoli Comuni. Si può controllare l'avanzamento dei lavori sulla piattaforma del Piano strategico per la banda ultralarga.

L'ultima mappatura delle aree bianche, disponibile per esteso nella relazione di sintesi del Ministero per lo sviluppo economico, si è conclusa a novembre 2021 con la partecipazione di 34 operatori privati.

Questa operazione ha contribuito ad aggiornare e definire le aree che saranno oggetto di intervento pubblico all'interno del piano Italia a 1 Giga per l'implementazione di connessioni a banda ultralarga da 1Gbps in download.