Cellulare aziendale per chiamare gli amici: è legale

La Corte di Cassazione ha confermato il non luogo a procedere nei confronti di un dipendente pubblico accusato di peculato. Telefonava con il cellulare del lavoro e navigava online per scopi personali.

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a cura di Dario D'Elia

La Corte di Cassazione ha stabilito che utilizzare un cellulare aziendale o una connessione Internet dal lavoro per scopi privati non è un reato perseguibile, a patto che i costi siano contenuti. Il tutto nasce da una denuncia nei confronti di un dirigente dell'Ufficio tecnico del comune di Stresa, accusato di peculato nei confronti della pubblica amministrazione. In pratica telefonava ad amici e parenti con il telefonino del lavoro e navigava su Internet (a scopo personale) durante l'orario di ufficio.

Mai dimenticare il senso delle proporzioni

Il giudice dell'udienza preliminare di Verbania e in seguito la Cassazione hanno confermato il non luogo a procedere. Di fatto "l'assenza di atti appropriativi di valore economico sufficiente per la configurabilità del delitto di peculato" fa decadere ogni accusa. Lo stesso valer per la navigazione online poiché l'abbonamento era flat. Nello specifico il dipendente ha speso circa 75 euro di credito telefonico in due anni.

La Corte di Cassazione ha confermato che "tutte le sentenze pronunciate sono concordi nel ritenere che danni al patrimonio della pubblica amministrazione di scarsa entità finiscono per essere irrilevanti per rivelarsi le condotte inoffensive del bene giuridico tutelato".