Chi fa la guerra dei brevetti è un animale, parola di giudice

Le aziende che animano la guerra dei brevetti si comportano come animali in una giungla. Lo sostiene il giudice Posner, che a fine giugno ha liquidato Motorola e Apple impedendogli di ricorrere in appello. Il giurista ha anche posto seri dubbi sull'utilità del sistema brevettuale nell'ambito delle aziende IT.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Motorola e Apple si sono prese l'appellativo di animali dal giudice che ha cancellato la causa in cui erano contrapposte per fare che nessuna vincesse e/o potesse fare ricorso. Richard Posner, il giurista 73enne della settima Corte Distrettuale di Chicago a cui si erano appellate le due aziende, non ci è andato leggero quando l'agenzia Reuters l'ha intervistato riguardo alla guerra dei brevetti.

L'arzillo togato infatti ha definito la guerra dei brevetti "una lotta costante per la sopravvivenza, e come in ogni giungla, gli animali tentano di usare tutti i mezzi a loro disposizione, i denti e gli artigli, che sono permessi dall'ecosistema".

Il giudice le ha suonate a Apple e Motorola

Un atteggiamento che abbiamo criticato più volte chiedendoci perché il sistema legale statunitense lo tolleri e lo permetta. Ora si scopre che la tolleranza non è così diffusa e che ci sono anche persone, come Posner, che si sono stufate di perdere tempo per stare al gioco delle multinazionali disposte ad abusare della volatilità dei brevetti accordati negli USA per mettere in difficoltà i concorrenti, come scrive la Reuters.

Il punto è che i brevetti esistono in tutti i settori, ma come ha spiegato Posner non dappertutto vengono usati con tanta disinvoltura, nonostante ci siano ambiti, come per esempio quello farmaceutico, in cui davvero la tutela di una proprietà intellettuale è necessaria per difendere gli enormi investimenti necessari alla ricerca e sviluppo di formule salvavita.

Secondo il giudice i brevetti dell'industria software e di quelle dell'IT in generale hanno costi di sviluppo molto più bassi, ma le aziende sono agguerrite nel difenderli solo per beneficiare dell'esclusiva di essere i primi ad arrivare sul mercato con certi gadget. Un vantaggio che avrebbero ottenuto anche senza un brevetto. Per questo Posner conclude che "non è chiaro se abbiamo davvero bisogno dei brevetti in tutti i settori", anzi, "bisognerebbe fermare questa proliferazione di brevetti", che secondo il giudice "è un problema".

La guerra dei brevetti

Più chiaro Posner non avrebbe potuto essere, e forse la sua posizione può essere dettata alla sua scarsa passione per la tecnologia, dato che ha confessato di non essere "interessato a diventare parte della generazione smartphone". Riflettendo però viene da chiedersi se senza centinaia di processi fra pochi, abitudinari, produttori concorrenti il mondo per gli appassionati di tecnologia sarebbe diverso. Probabilmente no, ma magari qualcuno avrebbe guadagnato un po' di più, qualcun altro un po' di meno: un aspetto di cui noi consumatori francamente potremmo infischiarcene.