Chrome per Android testa il Turbo per accelerare il Web

Google sta lavorando a una funzione di cloud computing per Chrome per Android che promette di velocizzare il caricamento delle pagine web in presenza di connessioni claudicanti. Si tratta di una soluzione simile a quella già usata da Opera e Amazon Silk. Per ora è in fase sperimentale.

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a cura di Manolo De Agostini

Google sta sperimentando una nuova funzione dedicata a Chrome per Android che ricorda molto da vicino quanto offrono altri browser come Opera mini, Amazon Silk e Nokia Xpress Browser. Si tratta di un sistema per velocizzare il caricamento dei siti, utile (in teoria) a chi si trova navigare con connessioni lente.

Il rendering delle pagine avviene infatti sui server di Google, che scaricano gli elementi della pagina per poi reinviarli al dispositivo come un unico flusso di dati già elaborato. Questo permette di raggiungere una velocità maggiore nel caricamento dei siti, grazie all'uso del protocollo Google SPDY (SPeeDY).

Trattandosi di una funzione in via di sperimentazione, oggi è del tutto opzionale, ma un giorno potrebbe diventare una caratteristiche standard del browser mobile dell'azienda statunitense. Questo sempre che Google ritenga che sia pronta e offra i benefici sperati.

Tale funzione è stata scovata dallo sviluppatore François Beaufort, che l'ha rintracciata in una build di Chromium pubblicata lo scorso venerdì. Per abilitarla, che è ancora in via di sviluppo, dovete collegare il vostro smartphone o tablet a un PC, attivare la modalità USB Debugging e usare l'SDK di Android. Potete attivare lo switch attraverso la stringa: adb shell 'echo "chrome –enable-spdy-proxy-auth" > /data/local/tmp/content-shell-command-line'.

Lo scopo di Google è duplice: offrire un servizio a tutti coloro che usano il browser e sottrarre utenti alla concorrenza. D'altronde se da una parte Chrome su Android non avrà alcun problema a spopolare, poiché è diventato il browser predefinito, su iOS il browser ha un tantissima concorrenza con cui deve scontrarsi.

Questo senza contare che è svantaggiato rispetto a Safari, più veloce delle altre soluzioni a causa dei vincoli imposti da Apple. La funzione, da qualcuno già ribattezzata "Turbo", potrebbe così colmare un vuoto e correre in aiuto di tutta quella fascia di utenza tediata da connessioni zoppicanti.

Non resta che attendere i prossimi passi di Google per capire se si è trattato di un esperimento estemporaneo oppure se ci aspetta qualcosa di concreto molto presto: a metà maggio c'è la tradizionale Google I/O, un palcoscenico ideale per presentare una soluzione di questo genere.