"È uno strumento di sorveglianza", così il creatore di Telegram attacca WhatsApp

Pavel Durov, fondatore di Telegram, si scaglia contro WhatsApp affermando che sia uno strumento utilizzato per la sorveglianza.

Avatar di Silvio Colombini

a cura di Silvio Colombini

Pavel Durov, fondatore di Telegram, ha affermato che la nota app metta a rischio la sicurezza dei device su cui è installata e che, la stessa, sia diventata mezzo di sorveglianza.

Nata nel 2009 e presto diffusasi praticamente in tutto il mondo, WhatsApp è stata una dei casi più evidenti di come un’idea possa arrivare a cambiare quello che fino a poco prima era ritenuto essere uno status quo inalterabile. In questo caso, ovviamente, parliamo del modo in cui l’utente medio si approcciava alla messaggistica.

Tant’è che ad oggi, a quasi tre lustri dalla nascita e con nuovi agguerriti concorrenti da affrontare, WhatsApp resta saldamente in testa nella classifica di app di messaggistica (ad oggi si stima circa un miliardo di utenti).

Tuttavia è altrettanto vero che nel tempo, WhatsApp ha anche rivelato falle di sicurezza che potenzialmente mettevano a rischio i dati e la privacy degli utenti stessi. A tale riguardo, l’ultimo appello arriva proprio da Pavel Durov, padre fondatore di Telegram, che ha affermato tramite un messaggio sulla piattaforma da lui creata:

"Gli hacker potrebbero avere pieno accesso a tutto in un telefono di chi usa WhatsApp. Questo sarebbe possibile grazie ad una falla di sicurezza scoperta proprio dallo staff di WhatsApp la scorsa settimana. Tutto quello che deve fare un Hacker è mandarvi un video infettato o far partire una video call sul vostro smartphone".

In effetti il problema a cui si riferisce Durov (e di cui vi abbiamo parlato qui) è già stato risolto da una patch, ma la cosa non sembra tranquillizzare l’uomo che invece rincara la dose portando ulteriormente avanti il suo attacco a WhatsApp:

"Probabilmente starete pensando 'Ok, ma se ho la versione più recente di WhatsApp, con tutti gli aggiornamenti, sono al sicuro, vero?' Non proprio. Un problema di sicurezza uguale a quello appena scoperto era saltato fuori già nel 2018, e ancora nel 2019 e poi ancora nel 2020. E sì, anche nel 2017. Ogni anno veniamo a sapere di qualche problematica che mette a rischio i device degli utenti. Questo ci dice che probabilmente anche ora è presente una qualche falla nella sicurezza".

Durov va ancora oltre è arriva a sostenere che:

"[...] negli ultimi 13 anni WhatsApp è diventato uno strumento di sorveglianza".

Il fondatore di Telegram chiude affermando che il suo appello non è un tentativo di convincere gli utenti a passare alla sua app che, stando a quanto dice, gode di ottima salute e vede iscriversi 2 milioni di persone ogni giorno, arrivando oggi a circa 700 milioni di iscritti.

Da parte nostra troviamo un filo allarmistico il messaggio di Durov: vero, WhatsApp non sempre ha brillato sotto il profilo della sicurezza, ma è altrettanto vero che questo è un problema che ha interessato praticamente ogni software rilasciato.

E voi, che opinione avete al riguardo? Fatecelo sapere nei commenti.