Fibra per l'Italia prova a intortare l'AGCOM

Fastweb, Vodafone e Wind ieri hanno incontrato l'Authority per le Comunicazioni: tutti d'accordo sui massimi sistemi ma senza Telecom non si combina nulla. La lista dei desiderata è lunga e comprende anche un investimento di 800 milioni di euro, a carico dell'ex monopolista.

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a cura di Dario D'Elia

L'Authority per le Comunicazioni ieri ha ascoltato gli alti dirigenti di Fastweb, Vodafone e Wind: tempo perso, senza Telecom Italia non si può fare nulla. Già, perché per realizzare il progetto "Fibra per l'Italia" non solo si vuole mettere le mani nei cavidotti e nella rete dell'ex-monopolista ma anche nelle sue tasche – 800 milioni di euro, praticamente un terzo dell'investimento complessivo.

Cara Telecom, ti abbiamo lasciato la lista della spesa

Quando Stefano Parisi, ex AD di Fastweb (in verità sospeso ma stranamente omni-presente), chiede "migrazione forzata dal rame alla fibra
, che la rete che si va a costruire sia punto-a-punto e in unbundling, che ci sia l'obbligo di accesso ai cavidotti e che il costo di unbundling per cavidotti e rame sia calcolato al costo storico" e non di mercato, è tutto condivisibile. Però la sensazione è che si punti a ottenere un'azione caritatevole da parte di Telecom Italia.

"(Le aziende) hanno bisogno in tempi rapidi di un contesto chiaro in cui operare. Per questo abbiamo presentato le nostre richieste per poter andare avanti con il progetto", ha dichiarato l'amministratore delegato di Wind, Luigi Gubitosi, dopo l'incontro. Ecco, cara Telecom ti lasciamo la lista della spesa sul frigo e mi raccomando fai in fretta. Ovviamente AGCOM avrà ascoltato tutti i dettagli come si fa di fronte a un bambino che legge la letterina per Babbo Natale.

"Abbiamo ascoltato con grande interesse le proposte: ben venga un'iniziativa che contribuisca a far decollare un progetto che l'Autorità considera decisivo per il futuro del sistema paese e per il quale ritiene essenziale la collaborazione tra tutti i soggetti interessati", ha commentato il presidente di AGCOM, Corrado Calabrò. "L'AGCOM è pronta a fare la sua parte, predisponendo regole chiare e precise, con l'obiettivo di favorire gli investimenti nelle NGN (New generation network) e garantire concorrenza tra operatori".

Bene, adesso aspettiamo il 3 giugno quando ci sarà l'audizione di Telecom Italia. Accetteranno di giocare? Chi può dirlo. Sono proprietari del campo, portano il pallone e hanno tanti altri amici.