Galaxy Note 3 più veloce nei benchmark: Samsung bara

Il Galaxy Note 3 è in grado di raggiungere prestazioni strabilianti in alcuni benchmark. Il problema è che non è tutta farina del sacco del chip Snapdragon 800, bensì di un'ottimizzazione software implementata da Samsung. E scatta la polemica.

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a cura di Manolo De Agostini

Samsung beccata nuovamente ad aumentare, in modo artificioso e del tutto non trasparente, i risultati ottenuti nei benchmark dai propri prodotti mobile. Era già successo con il Galaxy S4 e ora, la stessa storia, sembra ripetersi con il Galaxy Note 3 e persino con il Galaxy Note 10.1 2014 Edition.

Ars Technica, durante la prova del phablet (la versione con chip Snapdragon 800 a 2.2 GHz), ha infatti ravvisato un comportamento strano. Scavando più a fondo i colleghi del sito statunitense sono riusciti a scoprire che all'origine di tutto questo ci sono delle ottimizzazioni che permettono di aumentare mediamente i punteggi in alcuni benchmark popolari fino al 20%, specie in quelli in cui si usano più core. Linpack, ad esempio, vede aumentare il proprio punteggio fino al 50%.

Il Note 3 sembra, infatti, abilitare una sorta di modalità "speciale" che lascia nella polvere terminali con caratteristiche hardware del tutto simili. Il sito statunitense afferma che "la pistola fumante in questo caso sono le frequenze in idle della CPU. […] Normalmente mentre il Note 3 è in fase idle, tre dei quattro core si spengono per risparmiare energia; il core restante riduce la propria frequenza a 300 MHz in modalità a basso consumo. Se avviate una delle applicazioni di benchmarking più popolari, la CPU del Note 3 si blocca alla frequenza di 2.3 GHz, quella più alta possibile, e nessuno dei core si spegne".

Un comportamento non ravvisato con altri terminali tra i più noti, a riprova che c'è la firma di Samsung su questo comportamento. "Alcune prove hanno dimostrato che la modalità che aumenta i risultati dei benchmark è attivata dai nomi dei package delle applicazioni di test più popolari", scrive Ars Technica. E, in effetti, sembra essere così, giacché cambiando nome  al package di Geekbench il Note 3 non attiva più la modalità che garantisce maggiori prestazioni.

Uno dei test pubblicati da Ars Technica

Scavando nei file di sistema del terminale, sembra che Samsung abbia codificato questo comportamento per far sì che entri in funzione con Geekbench, Quadrant, Antutu, Linpack, GFXBench e altri benchmark interni. Ars Technica afferma anche di aver forti sospetti che anche la GPU presente sul SoC sia in qualche modo influenzata da questa ottimizzazione, ma non è riuscita a verificarlo. La morale di questo caso, se così vogliamo definirlo, è che Samsung (che sicuramente si difenderà) fa una figura "barbina" . Tanto da farsi persino "sbeffeggiare" pubblicamente da Phil Schiller di Apple su Twitter.

Lo ripetiamo da un sacco di tempo, e questa è la nostra linea: le prestazioni di un telefono sono sì una componente importante nella scelta di uno smartphone, ma non certo preponderante. Ci sono parametri molto più importanti come l'esperienza complessiva (reattività, nessun lag, buone funzioni) e l'autonomia a sancire la bontà di un prodotto. Certo, c'è sempre una schiera di appassionati che guarda anche alle prestazioni di test, ma è bene ricordare che uno smartphone non è una scheda video.

Se per una scheda video le prestazioni sono la parte preponderante della valutazione, e in passato (ma anche oggi, seppur in modo meno "sporco") abbiamo visto i produttori ottimizzare i propri driver per i benchmark sintetici, così da guadagnarsi i titoli delle testate online e non, nel caso di Samsung non ha davvero senso. A maggior ragione, come scrive Ars Technica, quando il Note 3 senza ottimizzazioni risulta più veloce dell'LG G2.

Purtroppo, davanti a questi comportamenti, non possiamo che prenderne atto e comunicarli ai nostri lettori, mentre a noi non resta che aumentare il livello di guardia nello svolgimento dei test di smartphone e tablet. 

Adesso la palla passa all'azienda sudcoreana, che in passato aveva respinto le accuse affermando che i propri dispositivi sono progettati per aumentare le prestazioni con le applicazioni più pesanti, così da offrire un'esperienza sempre al top. Le righe di codice però non mentono, e che un prodotto non dia il meglio in un benchmark, per l'utente finale non è certo la fine del mondo.

Vedremo cosa dirà questa volta, tra l'altro dopo aver preso parte al gruppo MobileBench, un consorzio che punta a realizzare test con i quali i consumatori possono valutare i loro prodotti. Avevamo già, forse con un po' di malizia, sollevato qualche dubbio sull'iniziativa, ma se il buongiorno si vede dal mattino….