Google, AGCM avvia un’istruttoria per abuso di posizione dominante

L’AGCM contesta a Google l’uso discriminatorio della mole di dati, raccolti attraverso le proprie applicazioni, che impedirebbe ai concorrenti di competere in modo efficace.

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a cura di Lucia Massaro

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un’istruttoria nei confronti di Google ipotizzando un abuso di posizione dominante nel mercato italiano del display advertising. L’Autorità contesta a Big-G l’uso discriminatorio della mole di dati, raccolti attraverso le proprie applicazioni, che impedirebbe ai concorrenti di competere in modo efficace.

Secondo quanto si legge dal comunicato stampa diffuso da AGCM, il colosso di Mountain View “avrebbe violato l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea per quanto riguarda la disponibilità e l’utilizzo dei dati per l’elaborazione delle campagne pubblicitarie di display advertising, lo spazio che editori e proprietari di siti web mettono a disposizione per l’esposizione di contenuti pubblicitari”.

Oltre ai cookie che permettono di acquisire dati rilevanti per la scelta di consumo dell’utente e personalizzare così le successive campagne di advertising, Google ha a disposizione altri strumenti che consentono una targhettizzazione più precisa e dettagliata. Il riferimento è al sistema operativo Android, al browser per smartphone e PC Chrome, a Google Maps e a tutti gli altri servizi di Big-G (Gmail, Drive, YouTube, ecc…).

Il colosso californiano, specifica l’Autorità, “sembrerebbe aver posto in essere una condotta di discriminazione interna-esterna, rifiutandosi di fornire le chiavi di decriptazione dell’ID Google ed escludendo i pixel di tracciamento di terze parti”. Le condotte contestate a Google sembrerebbero avere una ricaduta sia sui competitor che sui consumatori. Da una parte, l’assenza di concorrenza potrebbe impoverire la qualità dei contenuti a causa di una riduzione delle risorse destinate agli editori e ai produttori di siti web. Dall’altra, potrebbe scoraggiare lo sviluppo di tecniche pubblicitarie meno invasive nei confronti dei potenziali consumatori.

Il mercato della pubblicità online è estremamente proficuo. Basti pensare che la raccolta pubblicitaria online costituisce, in termini di valore, la seconda fonte di ricavi del settore dei media. Nel 2019, in Italia ha registrato un valore di oltre 3,3 miliardi e il solo display advertising ha avuto un fatturato superiore a 1,2 miliardi.

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