Google, Apple e Dropbox sotto la lente dell’Antitrust per i servizi cloud

L’Antitrust italiana ha avviato sei istruttorie nei confronti di Google, Apple e Dropbox per presunte violazioni dei diritti dei consumatori e per l’eventuale presenza di clausole vessatorie nelle condizioni contrattuali.

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a cura di Lucia Massaro

L’Autorità italiana Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato sei istruttorie nei confronti di Google, Apple e Dropbox per quanto riguarda i rispetti servizi di cloud computing. I procedimenti sono relativi a presunte pratiche commerciali scorrette e/o violazioni della Direttiva sui diritti dei consumatori e alla eventuale presenza di clausole vessatorie nelle condizioni contrattuali. I servizi Apple e Google finiti sotto la lente di ingrandimento dell’Antitrust sono iCloud e Drive.

Per quanto riguarda questi ultimi, l’Antitrust ha segnalato la mancanza di indicazioni chiare e adeguate sulla raccolta e utilizzo a fini commerciali dei dati dell’utente, sottolineando “possibile indebito condizionamento nei confronti dei consumatori” che non sarebbero così in grado di esprimere o meno il proprio consenso all’utilizzo dei dati che li riguardano. Le stesse contestazioni sono state mosse nei confronti di Dropbox a cui viene imputato anche di aver omesso di fornire informazioni chiare sulle condizioni, sui termini e sulle procedure per recedere dal contratto e per esercitare il diritto di ripensamento.

I procedimenti per clausole vessatorie invece riguardano alcune condizioni contrattuali di tutte e tre le società che danno loro “ampia facoltà di sospendere e interrompere il servizio; l’esonero di responsabilità anche in caso di perdita dei documenti conservati sullo spazio cloud dell’utente; la possibilità di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali”. In tal senso, l’Autorità contesta infine la prevalenza della versione inglese del contratto rispetto a quella in italiano.

Ora si attendono le decisioni dell’AGCM in merito. Apple, Google e Dropbox potrebbero essere multate o essere costrette a una revisione delle condizioni contrattuali. Le società potrebbe inoltre trovare un accordo con l’Autorità. Terremo d’occhio i futuri sviluppi.

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