Google contro AdBlock Plus: non funziona più su Android

Google ha intrapreso una nuova azione contro AdBlock Plus, con una modifica per Android che ufficialmente vuole migliorare la sicurezza ma di fatto impedisce di usare l'applicazione che blocca la pubblicità.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google ha modificato Android in modo da impedire il funzionamento di AdBlock Plus, la popolare applicazione per bloccare la pubblicità. Ufficialmente si tratta di un cambiamento che vuole migliorare la sicurezza, ma lo sviluppatore ha creato una segnalazione sui forum dedicati indicando la cosa come un problema.

Il fatto è che con Android 4.1.2 e 4.2.2 (non modificati) AdBlock Plus non funziona più, a meno di modificare manualmente alcune impostazioni. Succede perché l'applicazione prende il traffico web e lo "filtra" tramite un proxy per eliminare gli annunci pubblicitari, e questo comportamento secondo Google è potenzialmente pericoloso. Il che è del tutto corretto.

Google ha quindi deciso di eliminare a piè pari questa possibilità, e solo gli utenti capaci e disposti ad agire manualmente potranno far funzionare l'applicazione a dovere. Non è una cosa complicatissima, ma di certo non alla portata di tutti.

D'altra parte Google vive di pubblicità, ed è comprensibile che non veda di buon occhio uno strumento che di fatto le riduce il fatturato – non sappiamo di quanto. Questo però sembra un vero e proprio intervento a gamba tesa, che tra l'altro si aggiunge a un'altra iniziativa simile che risale a qualche tempo fa.

Google infatti ha anche fatto in modo che l'estensione AdBlock Plus per Google Chrome sia particolarmente difficile da trovare e aggiungere al browser, e ne ha bloccato la "riconversione" in app – che le avrebbe permesso di ricomparire nei risultati della ricerca. Anche questo è quindi un deliberato ostacolare l'applicazione in favore della pubblicità – vale a dire i clienti di Google.

Insomma, se la scelta di Google è del tutto giustificabile con le ragioni della sicurezza, è vero anche che sembra esserci un boicottaggio in corso nei confronti di AdBlock Plus. L'azienda californiana d'altra parte sarebbe del tutto libera di agire così, visto che dopotutto si muove nel proprio territorio, ma cerca di farlo in modo discreto, perché non vuole certamente rendersi famosa per attività che molti definirebbero censorie.

È senz'altro difficile stabilire quale sia la giusta misura: da una parte è doveroso riconoscere all'utente la piena libertà su come vuole usare la rete, ma dall'altra chi vive di pubblicità (Google come Tom's Hardware) ha tutto il diritto a difendersi da quello che è un vero e proprio colpo basso.

Perché dopotutto AdBlock Plus sarà anche un piacere per chi naviga, e magari quasi un obbligo da usare su "certi siti", ma è anche uno strumento che riduce i profitti di chi porta i contenuti agli utenti in modo del tutto gratuito. Una gratuità che è solo finanziaria: nel senso che non si paga in denaro, ad esempio, per leggere Tom's Hardware, ma bensì visualizzando pubblicità - e questo vale per tanti altri siti.

Chi non è disposto a questo scambio dovrebbe almeno domandarsi: è onesto visitare un sito togliendogli l'unica fonte di finanziamento? La risposta è no, così com'è falsa e sbagliata l'idea che tutti i contenuti potrebbero o dovrebbero provenire da persone che lo fanno per hobby. I contenuti professionali – d'informazione o intrattenimento – richiedono tempo, competenze e rispetto della deontologia tra le altre cose. Qualità impossibili da trovare nel lavoro - pure appassionato – di qualcuno che si ritaglia il tempo dopo una giornata a scuola, in ufficio o altrove.

Tutto considerato quindi la scelta di Google è senz'altro discutibile, ma non la si può tacciare di censura senza almeno discuterne, perché usare AdBlock Plus forse non è rubare, ma non è nemmeno qualcosa di cui andare orgogliosi.