Google ricatta HTC e Samsung: app obbligatorie su Android

Emergono dettagli imbarazzanti sui contratti a cui devono sottostare i produttori di smartphone Android.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google abusa del proprio potere e obbliga i produttori di smartphone a installare le proprie app, a renderle predefinite e anche a metterle in evidenza sullo schermo. In molti sospettavano che le cose stessero così, ma oggi ci sono prove indiscutibili.

Il professor Ben Edelman (Harvard Business School) ha infatti esaminato e commentato i contratti di HTC e Samsung quando sono diventati pubblici, come elementi probanti nel processo che vede contrapposti Oracle e Google.

Veniamo così a sapere del Mobile Application Distribution Agreement (MADA), che impone appunto l'installazione delle Google Apps da parte di Google. Un produttore non deve installarle per forza, ma quasi, perché "per ottenere applicazioni chiave come Google Search, Maps e YouTube", spiega il prof. Edelman, "i produttori devono installare tutte le app specificate da Google, dando loro la visibilità indicata da Google, il che comprende impostarle come scelta predefinita (di default) se Google decide così".

In altre parole se Samsung o HTC vogliono vendere uno smartphone con YouTube o semplicemente Google Play preinstallato, allora devono accettare anche tutti gli altri vincoli imposti da Google. Sono ben pochi quelli che decidono di fare diversamente – alcuni produttori asiatici secondari, e il notevole esempio dei Kindle Fire.

"Queste restrizioni uccidono la concorrenza", scrive il professore senza mezzi termini, perché così facendo Google forza produttori e utenti a trascurare le possibili alternative e ostacola la concorrenza in modo non del tutto onesto.

"Grazie al MADA i produttori alternativi non possono competere con Google. Se anche un concorrente dovesse avere un'applicazione migliore di quella Google, l'operatore deve installare anche quella di Google, e Google può appellarsi al MADA per renderla predefinita".

"Inoltre i concorrenti non possono ricorrere alla comune strategia che consiste nel pagare i produttori per la distribuzione", continua Edelman, riferendosi al fatto che Waze, per esempio, potrebbe decidere di pagare Samsung affinché la sua app sia preinstallata sui Galaxy. Gli obblighi di Google rendono però questa strategia del tutto infruttuosa.

Ci rimettono i produttori di smartphone, gli operatori telefonici, i creatori di app e anche i consumatori, secondo Edelman. E in qualche modo ci rimette anche Google, che in questo modo non ha lo stimolo a fare meglio rappresentato da una vera concorrenza.

Concorrenza sleale

Ma è proprio una cosa tanto malvagia? La risposta è probabilmente "dipende", perché saranno in moltissimi a dire che tutto sommato le app di Google sono le migliori disponibili, quindi la cosa non è tanto grave. E anche se così non fosse l'utente può sempre installarne altre e decidere qual è quella predefinita per ogni categoria.

È vero, chi compra il telefono non è certo vincolato al MADA e può fare ciò che meglio crede. E però bisogna sempre tenere a mente la potenza delle impostazioni predefinite (the power of defaults): nella stragrande maggioranza dei casi un telefono resta così com'è nato, e questo è rilevante se dietro c'è un business miliardario da una parte, e concorrenti esclusi dall'altra.