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a cura di Saverio Alloggio

Quello dei benchmark non sempre veritieri è un tema estremamente caldo in ambito smartphone. In passato altre aziende sono state accusate di queste pratiche, e questa volta è il turno di Huawei e Honor. La questione è stata sollevata dalla note testata Anandtech, che ha realizzato un lungo report partendo da alcune incongruenze riscontrate nei test di dispositivo come P20, P20 Pro, Mate 10.

Nonostante la gamma P20 sia equipaggiata con la medesima GPU del Mate 10 (con anche la stessa frequenza), quest'ultimo risulta ottenere punteggi superiori nei benchmark grafici rispetto ai primi due. Secondo Anandtech, la questione risiederebbe nel software di Huawei, in grado di attivare una sorta di modalità "turbo" in presenza di determinati applicativi.

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Questa consente al chip di raggiungere punteggi più elevati nei benchmark, a discapito però della dissipazione termica, dell'autonomia e dell'efficienza del processore. In particolare, nel test T-Rex di GFXBench, si passerebbe da 66,54 a 127,36 fps a seconda che questa modalità "turbo" sia o meno attiva, con un consumo energetico praticamente raddoppiato (da 4,39 e 8,57 watt di media).

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Le incongruenze in questione sarebbero emerse anche durante i test di Honor Play, smartphone presentato in occasione dell'IFA di Berlino 2018 e di cui abbiamo avuto modo di parlarvi nella nostra anteprima. A questo punto Anandtech ha riportato la questione a Wang Chenglu, Presidente della divisione software di Huawei, che proprio durante la fiera tedesca avrebbe in parte ammesso questa pratica.

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Credit Image: Anadtech

Non ci sono dubbi sul fatto che un buon risultato nei benchmark possa rappresentare un aiuto, seppur magari marginale, in ambito marketing. Proprio nella logica di una maggiore trasparenza, Huawei ha promesso che, in futuro, tutti i punteggi riportati nelle campagne pubblicitarie saranno citati solo dopo essere stati confermati da una terza parte indipendente. Ma non è tutto.

Infatti, l'azienda cinese ha deciso di intervenire anche attraverso una nota ufficiale. Huawei ha spiegato come, nei propri smartphone, venga utilizzata l'intelligenza artificiale per ottimizzare le prestazioni di componenti hardware che includono CPU, GPU e NPU. Questo vuol dire che, quando viene richiesta maggiore potenza, il software predispone l'hardware a erogarla, gestendo alla stesso tempo la temperatura e l'efficienza energetica.

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Dunque, nel momento in cui è in esecuzione un'app come un benchmark, ecco che il sistema attiva questa "Performance Mode". Huawei sembra comunque intezionata a consentire l'accesso anche agli utenti a questa modalità, al fine di poter migliorare l'esperienza d'uso quotidiana. Insomma, come sempre in questi casi, la questione non è semplice da valutare.

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Tutto ciò pone comunque l'accento sulla mancanza di uno standard in relazione ai benchmark, che possa rappresentare il punto di partenza comune a qualsiasi dispositivo per un'analisi oggettiva dei risultati. Chissà che questo caso possa smuovere definitivamente le acque in questa direzione.


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