Huawei, chiede uno sforzo ai partner cinesi per la produzione dei Kirin

Huawei, tramite il CEO Richard Yu, tira le orecchie all'industria Cinese tutta per non essere riuscita a creare una valida alternative alla tecnologia USA.

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a cura di Nikolas Pitzolu

Quest'anno IFA è diverso non solo per le conseguenze dovute alle questioni pandemiche ma anche perché, un big come Huawei, non ha presentato il suo nuovo SoC di punta come di consueto.

Il CEO, Richard Yu ha espresso rammarico nei confronti della brutta situazione attuale e si è anche soffermato sulla produzione Kirin facendo mea culpa per non essersi mossi prima.

Il massimo dirigente ha affermato che la tecnologia dell'industria cinese non è completamente matura per produrre determinate tipologie di chip, nella logica di essere completamente competitivi sul mercato internazionale. Non a caso i progetti per la realizzazione di un nuovo e potente Kirin esistono e le fonderie del paese del dragone saranno chiamate ad adeguarsi per rispettare gli standard imposti da Huawei.

Il mea culpa a cui si riferisce Richard Yu è relativo al fatto che si sono sempre realizzati internamente studi, R&D, disegni di un nuovo SoC ma, siccome si vive in una realtà globalizzata, si è fatto sempre affidamento sui partner americani per produrli.

Con la famiglia Mate 40 dietro l'angolo, TSMC sta lavorando senza sosta per rispettare il contratto con Huawei. Entro il 15 settembre dovrà spedire quanti più SoC possibili per poi interrompere la produzione, in quanto impossibilitata dal ban a servire la società Cinese. Purtroppo abbiamo appreso che lo stesso discorso del ban vale anche per gli altri chipmaker , in quanto utilizzatori di brevetti Americani per produrre SoC.

Richard Yu ha affermato che se si vuole superare il momento, si deve lavorare insieme - tra aziende cinesi - al fine di poter essere completamente indipendenti nella produzione dei SoC.

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