Il tablet fa bene ai bambini, devono usarlo fin dalla nascita

Secondo una nuova ricerca dell'Università di Londra i bambini imparano più velocemente quando viene dato loro un tablet.

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a cura di Elena Re Garbagnati

I bambini imparano più velocemente quando viene dato loro un tablet invece dei libri da leggere. A dirlo è Annette Karmiloff-Smith, che sta conducendo ricerche insieme al laboratorio di neurocognizione dello sviluppo presso l'Università di Londra.

Secondo la scienziata i tablet forniscono più stimoli sensoriali ai bambini, e per questo consiglia ai genitori di dare in mano un tablet ai loro figli il prima possibile. "I tablet devono essere parte del mondo di un bambino dalla nascita" ha spiegato al SundayTimes. "È scioccante quanto velocemente imparano, anche più velocemente degli adulti, a fare gesti come lo scorrimento del testo verso l'alto e verso il basso".

kids with gadgets

Al contrario "i libri sono statici. Quando si osservano i bambini con i libri, tutto quello che li interessa è il suono che fanno quando girano le pagine. Il sistema visivo dei bambini a quell'età è attratto dal movimento".

I ricercatori hanno iniziato gli studi con un piccolo gruppo di bambini - alcuni di età compresa tra 6 e 10 mesi circa – per poi passare a un campione più ampio che comprende centinaia di neonati e bambini piccoli. Ad alcuni sono stati dati degli iPad dalla nascita, ad altri non è stato permesso usarli. Secondo la dottoressa Karmiloff-Smith i bambini che hanno ricevuto un tablet mostrano migliori segni di sviluppo, anche se non in senso convenzionale.

"All'inizio metteranno un angolo in bocca e lo esploreranno fisicamente, poi sarà usato per fare le cose. Tutto ciò che sappiamo dello sviluppo del bambino ci suggerisce che i tablet non dovrebbero essere vietati a neonati e bambini" conclude.

Le osservazioni della dottoressa Karmiloff-Smith stanno facendo discutere perché sono in controtendenza rispetto a quelle allarmiste che esortano i genitori a tenere lontano i bambini da questi oggetti hi-tech. Ricordiamo per esempio l'opinione della neurologa Susan Greenfield, ex direttore del Royal Institution, secondo la quale l'esposizione dei bambini a schermi di computer e videogiochi potrebbe causare una forma di "demenza temporanea".

Probabilmente come spesso capita la verità sta nel mezzo, in quel limbo difficile da individuare dove il buon senso la fa da padrone. Cerchiamolo.

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