Il test di gravidanza Bluetooth che minaccia la privacy

First Response è un test di gravidanza abbinabile a un'app Bluetooth sullo smartphone che intrattiene l'utente durante i tre minuti di attesa, ma richiede anche l?accesso a tantissimi dati sensibili.

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a cura di Alessandro Crea

L'Internet delle cose sbarca anche nei test di gravidanza e così l'azienda statunitense Church & Dwight, ha presentato First Response Pregnacy Pro, una soluzione che al test tradizionale abbina un'app, scaricabile gratuitamente su Android, iOS e Amazon.

Ma a cosa potrebbe mai servire un'app abbinata a un test di gravidanza? In realtà  a diverse cose. Il tester comunica il risultato all'app sullo smartphone tramite connessione Bluetooth ma sono necessari tre minuti e, in quel lasso di tempo, l'utente può scegliere tra tre tipi di attività  "Educate me" (educami), "entertain me" (intrattienimi) e "calm me" (calmami), che proporranno contenuti di diverso tipo da quiz su fertilità  e concepimento a video divertenti oppure a musiche rilassanti o esercizi di respirazione.

first response

A seconda del tipo di risposta che si otterrà  dal test inoltre l'app proporrà  anche una serie di passi da compiere, ad esempio, se si risulta in gravidanza fornirà  la data del possibile parto e assistenza nel fissare l'appuntamento con il ginecologo.

Certo, il test ha un prezzo piuttosto elevato, 21 dollari, ma sembra avere un grado di affidabilità  elevato, 99%, grazie a una maggior sensibilità  all'ormone hCG che gli consente di dare risposte più accurate e con maggior anticipo/posticipo rispetto al lasso di tempo generalmente indicato come utile dagli altri test, trascorso rispetto all'ultima ovulazione.

Tutto molto bello dunque? Non esattamente. L'app infatti richiede una serie di permessi che lascia abbastanza interdetti, come l'accesso all'elenco contatti, al calendario e alle foto, accesso completo alla Rete e molto altro ancora.

Nelle norme sulla privacy dell'app inoltre è ben indicato che, tramite modalità opt-in (consenso preventivo), l'app potrà condividere le informazioni personali con terzi per scopi di marketing, inviando anche e-mail ai contatti dell'utente senza chiedere ulteriori permessi e utilizzando tutti i dati per creare annunci personalizzati.

A ciascuna donna dunque la decisione: è davvero necessario utilizzare un test Bluetooth? L'app offre vantaggi sostanziali? Ed essi valgono così tanto da dover rinunciare a una fetta importante della propria privacy?