L'iPhone viola i brevetti del patent troll di Nokia e Sony

Il tribunale del Delware ha condannato Apple per avere violato tre brevetti intestati a una società di comodo di Nokia e Sony. La denuncia per procura rischia di diventare lo sviluppo micidiale della guerra dei brevetti.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Apple ha violato con l'iPhone tre brevetti di proprietà di Nokia e Sony. L'ha stabilito la Corte Federale di Wilmington, nel Delaware, e ora seguirà un secondo processo per determinare l'ammontare dei danni che l'azienda di Cupertino dovrà pagare.

I tre brevetti, come precisa ArsTechnica, sono il numero 6.427.078 relativo all'integrazione della fotocamera in un telefonino, il numero 6070068 sulla gestione delle telefonate e il 6.253.075 sul rifiuto di una chiamata con reindirizzamento automatico alla casella vocale. 

Patent troll per procura è la professione del futuro?

Il motivo per il quale questa condanna di Apple sta avendo una forte risonanza in Rete è che Nokia e Sony non sono scese in campo direttamente contro l'azienda di Tim Cook, ma hanno mandato avanti la società MobileMedia Ideas, azienda fondata nel 2010 in cui entrambe hanno una quota di minoranza.

In sostanza sia Sony sia Nokia hanno venduto a MobileMedia Ideas i brevetti che secondo loro erano stati violati da Apple, commissionando a questa società di comodo l'incarico di denunciare la trasgressione e gestire il procedimento legale fino all'incasso della multa.

Il motivo è chiaro: così facendo le due aziende incasseranno una percentuale dell'ammenda e quindi avranno il loro tornaconto, senza spese legali. Non solo: non rischiano controdenunce o le altre complicazioni legali che per esempio stanno affrontando sia Apple sia Samsung nei processi che le vedono protagoniste.

Qualcuno ha definito MobileMedia un patent troll perché ha al suo attivo circa 300 brevetti che sfrutta unicamente per trarne profitto in tribunale. In realtà la situazione è più complessa: il patent trolling è diventato una fonte di reddito aziendale e non manca chi lo sfrutta per cambiare gli equilibri di mercato.

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I processi però hanno costi legali non indifferenti e sviluppi a volte difficili da prevedere e da gestire, come appunto le controdenunce. Da qui l'idea di usare dei prestanome per monetizzare il portafoglio brevetti senza sforzi e senza rischi. Azzardando un paragone forzato potremmo paragonare MobileMedia a un'agenzia di pratiche automobilistiche: si occupa di sbrigare tutte le pratiche presso gli uffici pubblici di competenza a nome dei clienti, sorbendosi le code e gestendo i problemi, incassando in cambio una ricompensa.

MobileMedia Ideas ha denunciato anche in altre sedi separate HTC e RIM, che sono in attesa di giudizio. Larry Horn, l'amministratore delegato di MobileMedia, ha spiegato ad ArsTechnica che è pronto a proporre a Apple un accordo "a condizioni ragionevoli" per la cessione delle licenze d'uso. Lo stesso Horn ha confermato che almeno uno dei brevetti sfruttati nella denuncia contro Apple sarà oggetto di dibattimento anche contro HTC e RIM, ma non ha fornito ulteriori dettagli.

Siamo insomma di fronte a una nuova frontiera della guerra brevettuale statunitense: non solo le denunce abbondano per qualsiasi sciocchezza, ma adesso le querelanti non ci mettono nemmeno più la faccia e pretendono di gestire i processi senza disturbi. Che qualcuno fermi questo meccanismo diabolico perché abbiamo davvero passato il segno.