No, il vostro smartphone non vi sta spiando (ma alcune app potrebbero)

Perché vediamo pubblicità di prodotti di cui abbiamo recentemente parlato o anche solo pensato? La tecnologia ci spia?

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Si tratta di una delle teorie cospirazioniste più diffusa dei tempi moderni. "Gli smartphone e la moltitudine di gadget ed elettrodomestici (IoT) sempre connessi mi stanno segretamente ascoltando? Perché vedo delle pubblicità di prodotti di cui ho recentemente parlato o che ho solo pensato?", si chiedono in molti.

Cerchiamo di analizzare il fenomeno, spiegando come avviene la raccolta dei dati riguardanti i nostri interessi e come le grandi aziende li utilizzino per bersagliarci con pubblicità così mirate da essere decisamente inquietanti.

Perché vedo pubblicità di prodotti che ho solo pensato (o di cui ho solo parlato)?

Vi è mai capitato di navigare in rete e vedere delle pubblicità relative a prodotti che vi interessano particolarmente? Certo, al giorno d'oggi questa non dovrebbe essere una grossa sorpresa, soprattutto se avete cercato in rete quel genere di prodotti di recente.

Vi è mai successo, però, di vedere delle pubblicità riguardanti dei prodotti che non avete mai cercato e di cui avete solo discusso a voce con un conoscente o, ancora più strano, che avete solo pensato di volere? Questa è un'esperienza decisamente più strana e che ha fatto sorgere diversi dubbi a diversi utenti, soprattutto in tempi recenti.

La nostra privacy è in pericolo, su questo non c'è dubbio. Sempre più informazioni su di noi sono raccolte a destra e a manca, allo stesso tempo molte volte non sappiamo chi o come le raccolga e soprattutto che uso ne faccia.

Viene quindi facile pensare che gli oggetti tecnologici che ci circondano, soprattutto se dotati di microfoni come smart speaker o smartphone, ci stiano segretamente spiando per raccogliere dati senza il nostro consenso. Si tratta tuttavia qualcosa di vero o è solamente una leggenda metropolitana?

Le aziende tech vi conoscono bene e non ne hanno bisogno

Andando dritti al punto: no, le grosse aziende tecnologiche come Amazon, Google, Microsoft e Facebook non vi stanno spiando segretamente. Come faccio ad esserne sicuro? Semplice, non ne hanno bisogno! Che ci crediate oppure no, questi enormi protagonisti del mondo tech moderno vi conoscono già a sufficienza, forse meglio di quanto non conosciate voi stessi.

Le aziende tecnologiche raccolgono abitualmente una gran quantità di dati moltissimi modi diversi, quindi hanno già un'idea eccellente di quali potrebbero essere i vostri interessi, desideri e le vostre abitudini. Con queste informazioni possono costruire un profilo dettagliato e usare algoritmi basati sulla scienza comportamentale e sulle tendenze trovate nei dati in loro possesso per prevedere quali annunci potrebbero essere più rilevanti.

Queste mega corporazioni investono moltissimo nella raccolta delle informazioni degli utenti e lo fanno in diversi modi intelligenti. I social network e altre app simili offrono di archiviare e condividere i nostri dati caricati "gratuitamente", mentre utilizzano i contenuti a cui accediamo e che ci "piacciono" per conoscere i nostri interessi, desideri e relazioni. Ovviamente, c'è anche la nostra cronologia di ricerca, la quale può rivelare così tanto sulle nostre circostanze attuali, e l'accesso alle nostre email.

"Se un prodotto è gratis, il prodotto sei tu"

Ora immaginatevi che una di queste aziende voglia accedere ai microfoni di ogni loro prodotto in possesso degli utenti, stiamo parlando di centinaia di miliardi di microfoni sparsi tra smartphone, tablet, smartwatch, PC, smart TV, smart speaker e tutti gli altri gadget hi-tech connessi alla rete. Immaginatevi, inoltre, che ogni singolo microfono che stiamo tenendo in considerazione registri ogni singolo rumore e ogni nostra parola per poi inviarla ai server di questa ipotetica azienda.

Non solo la mole di dati da recuperare sarebbe così grande da essere praticamente impossibile da immagazzinare, ma le connessioni di rete sarebbero costantemente intasate da questo enorme traffico di pacchetti e soprattutto ci vorrebbe una capacità di calcolo inconcepibile per analizzare ogni singola traccia audio e convertirla in testo o in altri dati utilizzabili per analisi di mercato e targetizzazione delle pubblicità.

I dati in possesso dalle aziende che gli noi utenti gli abbiamo gentilmente fornito, in modo consapevole oppure no, sono più che sufficienti per analizzarci nel profondo, costruire un modello comportamentale e prevedere i nostri interessi ancora prima che ce ne rendiamo conto.

Basta soffermarsi per un istante a guardare una determinata immagine o un video in riproduzione automatica prima di riprendere a scorrere la bacheca di un social, oppure aver espresso pubblicamente interesse per un determinato argomento per fornire a "Big tech" tutto ciò di cui ha davvero bisogno. Ogni secondo passato ad utilizzare le più famose piattaforme online di shopping, social o di ricerca (ma tante altre ancora) è ricco di informazioni vitali per chi è in grado di analizzarci.

Il tutto senza leggere un singolo messaggio o ascoltare una singola parola.

Come avviene la raccolta dati?

La tecnologia fornisce anche un'altra fonte di dati, che si tratti di wearable, smart TV, altri dispositivi smart home o le applicazioni per smartphone che abbiamo imparato ad amare. Questi possono raccogliere informazioni su come usate i vostri dispositivi intelligenti, chi contattate, cosa guardate e per quanto tempo, quali altri dispositivi sono presenti sulla vostra rete domestica o dove andate.

Non sono solo i singoli siti o dispositivi a monitorare il vostro comportamento online. Un enorme ecosistema di inserzionisti e aziende di supporto è dedicato a tracciare le attività delle persone su internet.

I siti comunemente registrano quali pagine visitate salvando un piccolo file chiamato "cookie" nel browser. La vostra attività su diversi siti web può essere collegata guardando l'impronta lasciata dal browser, un profilo composto da dettagli come le dimensioni del vostro schermo, la versione del browser che state usando e quali plug-in avete scaricato.

Quando in seguito visitate un altro sito web, un'azienda pubblicitaria che ha costruito un profilo di voi sulla base dei vostri cookie e dell'impronta digitale del browser può caricare quello che viene chiamato "script di terze parti" per visualizzare annunci pertinenti al vostro profilo.

Ancora più allarmante, questo tracciamento non si ferma ai dati online. Le aziende tecnologiche sono note per acquistare dati da organizzazioni finanziarie riguardanti gli acquisti degli utenti nel mondo reale per integrare le loro offerte pubblicitarie.

Secondo alcune indagini, tra questi dati sono incluse informazioni sul reddito, i tipi di luoghi o ristoranti frequentati e persino quante carte di credito sono presenti nei vostri portafogli. Evitare a questo tracciamento e la successiva condivisione dei dati è incredibilmente difficile.

I dati di localizzazione sono uno dei più utili per la pubblicità e molte aziende, tra cui Apple, Google e Facebook, tracciano la posizione degli individui da utilizzare come input per i propri algoritmi creati ad-hoc.

Come vengono incrociati i dati raccolti?

Per farvi capire in che modo è possibile incrociare i vari dati raccolti, utilizziamo l'ottimo esempio fatto da Jason Nurse di Channel News Asia, volutamente esagerato.

"Immaginate di aver appena iniziato a pensare a dove voler andare durante la prossima vacanza. Passate la mattinata a visitare le agenzie di viaggio per discutere le ultime offerte e poi visitate il vostro ristorante preferito, una popolare catena di cibo caraibico. Eccitati per il vostro potenziale viaggio, più tardi quella sera guardate alcuni programmi televisivi sui tropici.

Il giorno dopo, il vostro feed dei social media conterrà annunci di voli, hotel e tour con offerte per le Barbados".

Questa è un'immagine molto accurata di come i dati sulla vostra posizione, gli acquisti finanziari, gli interessi e la cronologia della TV possano essere correlati e utilizzati per creare annunci personalizzati.

Mentre alcuni potrebbero essere felici di trovare queste offerte relative alle vacanze, diventa un argomento molto più delicato quando consideriamo la raccolta di dati o gli annunci rivolti a problemi di salute sensibili, difficoltà finanziarie o persone vulnerabili come i bambini.

Potrebbe ancora essere dimostrato che alcune aziende non sono state oneste con noi su tutti i dati che raccolgono e soprattutto sul come li raccolgono, ad ogni modo ciò di cui sono a conoscenza è più che sufficiente per costruire un profilo spaventosamente accurato di tutti noi.

Se volete un altro esempio di come la raccolta dati possa aiutare le aziende a conoscere le persone meglio dei loro più vicini parenti e amici, vi consiglio la lettura di un vecchio articolo del New York Times pubblicato nel 2012. Per quanto l'aneddoto raccontato non sia mai stato confermato, vi da una buona idea di come l'analisi comportamentale e delle informazioni raccolte possa restituire risultati a volte spiazzanti e pericolosamente precisi.

Il pericolo maggiore proviene dalle app

Il pericolo maggiore, per quanto riguarda il tracciamento segreto dei nostri dati e l'ascolto senza permesso delle conversazioni, deriva non dagli smartphone o dai prodotti tech delle grandi aziende internazionali.

Se è vero che il vostro smartphone non ha bisogno di ascoltarvi per carpire i vostri segreti, è vero anche che ci sono però molte app fraudolente di terze parti le quali, oltre ad infettare lo smartphone con pubblicità ingannevoli, truffe e iscrivere gli utenti a servizi a sovrapprezzo, raccolgono anche informazioni, foto, video e audio degli utenti senza permesso.

Si tratta di casi abbastanza rari e soprattutto succede in applicazioni poco conosciute che di solito hanno vita breve all'interno del Google Play Store. Colpendo principalmente gli smartphone Android, questo genere di app infette circola per canali terzi, come siti pirata e app store non affidabili.

Molte di queste app al primo avvio chiedono agli utenti l'accesso a permessi particolari (se vi è capitata un'app torcia o calcolatrice che vi chiede accesso al microfono, fatevi due domande...) e solo previa autorizzazione degli utenti stessi possono fare quello per cui sono progettate: estrarre il maggior numero di dati possibile. Questi dati vengono poi venduti da chi ha realizzato l'app per profitto o utilizzate per altri scopi ancora meno nobili.

Per concludere, mettiamo fine quindi a questa diceria: no, lo smartphone o il vostro Amazon Echo / Google Nest non vi stanno spiando, sanno già di voi tutto quello di cui hanno bisogno!

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