L'operaio cinese punisce Apple svelandone i segreti

Alcuni dipendenti Apple svelano che l'ormai costante fuga d'informazioni sui nuovi prodotti è da imputare alla produzione esternalizzata. A Cupertino tutti rispettano le regole e sono fedeli, ma in Cina le cose stanno diversamente.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Apple ha perso la propria capacità di mantenere i segreti, e la causa primaria di questa mancanza sta nella stessa crescita dell'azienda. Se infatti è ancora possibile (anche più di prima) controllare le informazioni che escono dal quartier generale di Cupertino, Apple non ha invece controllo su ciò che fanno i propri fornitori in Cina, o chi gravita intorno a loro.

Un fatto che per gli osservatori più attenti non sarà certo una sorpresa, ma che trova una conferma nelle dichiarazioni di alcuni dipendenti di Apple, rilasciate a Jacqui Cheng di ArsTechnica: le politiche di segretezza dell'azienda sono solide come sempre, anche di più. Le fughe d'informazioni vengono tutte dalla Cina, dove chi assembla i prodotti ha molte meno remore nel diffondere ciò che sa.

iPad Mini (ipotesi)

Anzi, dopo il famoso caso dell'iPhone 4 smarrito le restrizioni imposte da Apple sull'uso e la circolazione dei prodotti diventarono ancora più rigide, tanto che alcuni ingegneri lamentano oggi che non è possibile testare adeguatamente i dispositivi fuori dal campus di Cupertino, prima che siano effettivamente messi in commercio. Non che prima le regole fossero permissive, visto il "Fight Club" creatosi intorno al primo iPhone.

Difficoltà che a quanto pare non minano la lealtà dei lavoratori Apple, pronti a difendere le politiche di segretezza non solo per paura delle ripercussioni, quanto per una profonda dedizione verso azienda e colleghi. La produzione in Cina però rende semplicemente impossibile perpetrare tali politiche.

"Le pratiche di sicurezza di Apple sono pensate per assicurarsi che i dipendenti negli Stati Uniti non facciano trapelare nulla, ma oggi tutto proviene dalla Cina", ha spiegato un dipendente. "Credo che il modello di segretezza di Apple sia superato". Gli fa eco un collega, quando dice che "chiaramente la gente che ha bisogno di formazione sulla sicurezza non è qui. Non hanno lo stesso livello di controllo che abbiamo noi, e si vede".

Ci sono problemi ben più gravi legati alla produzione in Cina, che riguardano le condizioni in cui si ritrovano gli operai, tuttavia quest'aspetto potrebbe compromettere una delle migliori armi su cui Apple può contare: il marketing.

Perché la segretezza è una questione di marketing. Gli impiegati intervistati parlano di "rispetto per il lavoro dei colleghi", ma basta pensare alle presentazioni per capire che c'è anche un'altra questione: fino a non molto tempo fa Apple presentava oggetti di cui nessuno sapeva nulla, che suscitavano reazioni di ogni tipo; la copertura mediatica che ne seguiva era ampia e duratura, e l'impatto sui consumatori profondo. Un valore che ormai si è praticamente perso.

A questo va poi aggiunto il fatto che quando Apple presenta un prodotto questo è nei negozi poche settimane dopo, a volte giorni. Una strategia vincente che i concorrenti per qualche ragione non imitano, preferendo presentare i nuovi prodotti mesi prima dell'effettivo arrivo nei negozi - forse perché non hanno costruito negli anni quella cultura del segreto che oggi l'azienda di Cupertino sta perdendo.

iPad Mini (ipotesi)

Dai lavoratori cinesi d'altra parte non ci si può attendere lo stesso comportamento di quelli statunitensi. In primo luogo perché non sono dipendenti Apple: se colti in flagrante potrebbero perdere il lavoro, ma nessuno li vedrebbe come traditori. E in secondo luogo perché è forte la tentazione di essere "la fonte".

"Capisco perché la gente faccia trapelare informazioni, tutti vogliono sentirsi importanti e sapere qualcosa" aggiunge un altro dipendente di Apple. "Tutte le misure di sicurezza (negli Stati Uniti) servono solo a prevenire incidenti. Se la gente vuole dare informazioni, troverà un modo".