Odissea nello Spazio fa traballare la causa Samsung Apple

Nel processo Apple contro Samsung si mette male per la sud coreana: il giudice ha escluso dal dibattimento le prove inerenti il caso di prior art di 2001: Odissea nello Spazio e Apple chiede la vittoria a tavolino per la fuga di notizie sulla presunta copia del concept Sony.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Samsung non potrà usare 2001: Odissea nello Spazio per difendersi da Apple nella causa in discussione in California. Il giudice Lucy Koh reputa questa argomentazione poco sussistente perché la visione in aula degli stralci della pellicola di Stanley Kubrick del 1968 non darebbero a Apple abbastanza elementi per elaborare una difesa adeguata.

2001: Odissea nello Spazio

L'azienda sud coreana aveva intenzione di usare nuovamente questa prova sfoderata già lo scorso anno ma la Koh, che aveva già rigettato questa prova in fase preliminare, ieri ha respinto l'ennesimo ricorso affermando che "Samsung non ha alcuna prova che i prodotti usati in Odissea nello Spazio e in Tomorrow People dimostrino una violazione da parte di Apple o l'invalidità dei suoi brevetti".

Il punto, sempre secondo il magistrato, è che un prodotto presente nella finzione scenica di un film di fantascienza non vieta di usarlo come ispirazione o di brevettarne il design perché si tratta di un oggetto che non è reale e tangibile.

Le cose per Samsung vanno di male in peggio in quello che è stato definito lo scontro più importante fra i due titani, e che ha sempre più l'aria di una débâcle per Samsung. Il giudice sta infatti respingendo tutte le prove che Samsung cerca di portare all'attenzione della giuria: prima quelle relative alla copia del Walkman Sony, ora questa.

E sempre in relazione alla questione Sony prosegue la bagarre in aula: in seguito alla fuga di notizie e alla divulgazione delle prove scartate Apple pretende la sconfitta di Samsung a tavolino e la chiusura anticipata del processo. In sostanza, gli avvocati della casa di Cupertino sostengono che la sud coreana abbia passato sottobanco le informazioni alla stampa per cercare di influenzare la giuria.

La risposta di John Quinn, il legale di Samsung, è che i documenti in questione sono stati forniti solo a chi aveva chiesto espressamente ulteriori dettagli e che comunque erano "disponibili negli archivi pubblici".