Recensione Pokémon GO

Abbiamo esplorato la città in compagnia di Pokémon GO, ecco le nostre impressioni sul titolo targato Nintendo-Niantic.

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a cura di Martina Fargnoli

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Recensione Pokémon GO

 

Pokémon GO è il primo vero titolo mobile di Nintendo sviluppato dalla collaborazione di Game Freak, The Pokémon Company e Niantic ed è disponibile gratuitamente per dispositivi Android e iOS.

Pokemon go

CONTRO: manca la profondità del combattimento di un vero gioco Pokémon; alla lunga le azioni ripetitive possono far scemare l'interesse; consumo eccessivo di batteria; assenza di un tutorial.

VERDETTO: Pokémon GO non va immaginato come il classico gioco di Pokémon a cui ci siamo abituati in 20 anni, anzi è una formula nuova per la serie che sfrutta quanto di buono ha fatto Niantic con il gioco a realtà aumentata Ingress. Prendete il gioco come un incentivo a fare quattro passi all'aria aperta vivendo in parte il sogno che avete sempre serbato di diventare un allenatore Pokémon con i fiocchi. Immaginate la semplicità dei dispositivi touch per eseguire azioni, l'uso della fotocamera e del GPS per avvicinare il virtuale al reale uniti alla familiarità del mondo pocket monster come le creature, la cattura, le palestre e gli strumenti.

Introduzione

Il primo aprile del 2014 Google e Nintendo hanno realizzato un simpatico Easter egg che permetteva a tutti gli aspiranti Pokémon Master di catturare i 150 mostriciattoli della prima generazione curiosando su Google Maps comodamente da casa propria. Il video pubblicitario che promuoveva l'evento mostrava persone in carne ossa andare in giro con il proprio telefono e sfruttare la localizzazione GPS e la realtà aumentata per catturare Pokémon.

Il seme per Pokémon GO era stato lanciato e sebbene nulla di tutto ciò era presente nel minigioco di aprile, l'eccitazione di ultra ventenni, e non solo, era tanta. Il desiderio di una vita da "pokéfanatici" di lasciare tutto e avventurarsi per diventare maestri di Pokémon sembrava collidere sempre più con la realtà.

Due anni più tardi ciò è possibile, grazie soprattutto al lavoro di Niantic che ha perfezionato e affinato i giochi a realtà aumentata creando l'AR fantascientifico di successo Ingress. Pokémon GO deve tutta la sua struttura di base a Ingress come i punti di interesse con cui interagire solo all'interno di un certo raggio d'azione e le tecnologie da esso sfruttate.

Al di sopra dell'ossatura data da Niantic si trova il livello più esterno, estetico se vogliamo definirlo, che prende elementi dal mondo dei mostriciattoli tascabili e li usa per infiocchettare l'esperienza virtuale nel palmo della nostra mano. Spariscono i portali e vengono sostituiti dai Pokéstore, la mappa cede i colori cupi a quelli più brillanti da cartone animato e la città si anima di simboli ben noti a tutti i fan.

La scelta più difficile della vita

Dopo aver eseguito l'accesso con un profilo Google o Club degli Allenatori, siamo quasi pronti per intraprendere il nostro viaggio. Per prima cosa dovremo creare un alter ego scegliendo il sesso e personalizzandone alcune caratteristiche di base come colore della pelle, capelli, occhi, berretto, indumenti, scarpe e zaino. Le opzioni non sono tantissime, soprattutto per le colorazioni, ma comunque sufficienti per dare un aspetto dignitoso al nostro personaggio che ci rappresenterà nel mondo di gioco e sarà visibile agli altri giocatori.

La prima parte davvero difficile a cui andremo incontro sarà quella di assegnare il nome desiderato al personaggio, infatti, data la grande partecipazione e l'arrivo ufficiale in Italia con qualche giorno di ritardo rispetto ad altre nazioni, molti dei nomi sono già stati presi. Superato lo scoglio nickname saremo accolti dal professore Willow che richiederà il nostro aiuto per completare il Pokédex, l'archivio contenente i dati di tutti i Pokémon che saremo in grado di incontrare e catturare.

Starter Pokémon GO

Qui saremo posti di fronte a una delle scelte più dure di sempre: con quale starter iniziare? Sullo schermo del nostro telefono vedremo comparire una mappa con Bulbasaur, Charmander e Squirtle. Basterà toccare il nostro prescelto per iniziare la fase di cattura. Non nascondo che la nostalgia mi ha per un attimo fatto palpitare il cuore, ricordandomi di quando più di 15 anni fa vivevo quella scena per la prima volta, Game Boy tra le mani e Pokémon Blu inserito. C'è poco spazio per i ricordi, in generale il ritmo di gioco è piuttosto immediato e richiede prontezza.

Si gioca tutto semplicemente con un dito: davanti a noi appare il Pokémon da catturare circondato da un cerchio bianco che ne delimita l'area di cattura e un secondo cerchio colorato che si restringe e si allarga a tempo. Il colore determina la difficoltà della cattura. Verde è facile, giallo media difficoltà e rosso probabilmente vi trovate davanti a un Pokémon di livello elevato difficile da catturare. In basso sullo schermo del dispositivo c'è la Poké Ball da premere, far roteare a nostro piacimento se lo desideriamo ma soprattutto da lanciare verso l'area prescelta con uno swipe gentile.

Charmander

Si hanno maggiori possibilità di catturare i Pokémon quando l'anello colorato ha il diametro più piccolo, ma ciò non esclude che possa sfuggire alla cattura o che si possa catturare anche con diametro pieno come per l'appunto accade. Sembra esserci una buona dose di casualità. La fotocamera fa da sfondo, visualizzando il Pokémon nel contesto di riferimento in cui ci troviamo immersi. In alcuni frangenti abbiamo rischiato di perdere la visuale del mostriciattolo e siamo stati costretti a fare qualche passo indietro o a disattivare la funzione di fotocamera AR per riagganciare il bersaglio.

Già da questi primi momenti si capisce che il gioco cerca di guadagnarsi un'identità tutta sua che non sia una mera trasposizione su mobile dello stile di combattimento a turni, con il Pokémon da sfiancare prima di poter essere catturato. Se ai puristi può far storcere il naso una tale semplificazione, dall'altro lato si tratta di una meccanica di base pensata per un pubblico ampio e ormai consolidata sui dispositivi touchscreen.

Tempi di cattura brevi e controlli essenziali sono adatti per il gioco in movimento, considerato che l'unico modo per andare a caccia è quello di spostarsi fisicamente da una zona all'altra della vostra città. Nonostante il titolo non presenti grandi difficoltà, forse l'inserimento di un tutorial dinamico direttamente in gioco avrebbe chiarito qualche dubbio o evitato uno spaesamento iniziale.