Rifiuti hi-tech: 600mila tonnellate sprecate

In Italia ogni anno vengono sprecate 600mila tonnellate di rame e alluminio, ferro e plastica presenti nei rifiuti hi-tech. Poca informazione sui RAEE.

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a cura di Dario D'Elia

"Ogni anno lasciamo sparire 600mila tonnellate di rame e alluminio, ferro e plastica", tuona Giorgio Arienti, direttore del più grande consorzio italiano per il recupero e riciclaggio di elettrodomestici e dispositivi hi-tech, Ecodom. "Senza parlare di Terre rare, oro e platino".

Insomma, una montagna di risorse di valore viene dispersa nelle discariche o in alcuni casi sulle nostre strade. La gestione dei RAEE appare piuttosto fallimentare: ne vengono recuperati solo 280 mila tonnellate in 20mila punti di raccolta, e di questi 200mila diventano materie prime riciclate.

concorsi RAEE

Il decreto "Uno contro Zero" del 2016, che consente di disfarsi gratuitamente (e senza obbligo di aquisto) dei rifiuti elettronici  inferiori a 25 centimetri, come smartphone e altri gadget, semplicemente consegnandoli nei negozi di elettrodomestici è sconosciuto.

A febbraio Ecodom e Cittadinanzattiva hanno confermato con un'indagine Ipsos che  solo il 18% degli intervistati era a conoscenza di questa opportunità. Sono mancate infatti campagne educative nazionali adeguate e contemporaneamente produttori e grande distribuzione hanno fatto poco al riguardo.

Il risultato di questa diffusa ignoranza è che il circuito ufficiale e virtuoso italiano accoglie ogni anno solo 4 kg di RAEE per abitante contro gli 8 kg della Francia e i 9 dell'Inghilterra, stando a quanto sostiene Arienti. Per altro buttiamo ogni anno circa 10-12 kg di rifiuti elettronici a testa.

RAEE

Uno dei problemi chiave è che le isole ecologiche non hanno alcun obbligo nei confronti dei 15 consorzi aderenti al Centro di coordinamento RAEE. In molti casi non prevedono servizi di raccolta a domicilio e soprattutto non sono soggetti a controlli di processo sistematici - la verifica riguarda per lo più la disponibilità delle autorizzazioni.

Il prelievo dei gas inquinanti di un frigo, ad esempio, dovrebbe avvenire in una camera chiusa in depressione. Il procedimento è costoso, quindi in molti casi tutto si consuma all'aria aperta con gravi effetti collaterali per l'ambiente. Un solo serbatoio caricato a gas CFC danneggia l'ozono quanto una vettura che percorre 15mila km.

Altro capitolo difficile da digerire è quello del recupero delle Terre rare, l'oro e il platino presenti nei dispositivi elettronici e nelle schede dei circuiti: nella maggior parte dei casi vengono spediti in centri specializzati del Belgio e in Germania perché in Italia l'investimento per gli impianti è troppo esoso.

Ad ogni modo il problema della gestione RAEE non è solo italiano ma europeo. Secondo uno studio dell'organismo internazionale di contrasto al traffico illecito di rifiuati elettronici (CWIT) nel 2012 in Europa solo il 32% della raccolta è transitato attraverso il sistema ufficiale.

Se da una parte 3,3 milioni di tonnellate sono state trattate correttamente, altre 6,15 milioni hanno preso altre vie. Circa 1,5 milioni sono state esportate, 3,15 milioni sono state riciclate in modalità non conforme, 750mila sono state ripulite solo delle parti pregiate e altre 750mila sono finite nell'immondizia.

Di tutte le esportazioni almeno 1,3 milioni sono arrivate illegalmente nei paesi in via di sviluppo per tentarne recupero o il riciclo.


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