RIM e Google: svegliatevi, Apple dice menzogne

RIM e Google rispondono alle accuse di Steve Jobs sui tablet e su Android. Secondo RIM la gente prima o poi smetterà di credere alle falsità messe in circolo da Apple. BiG difende il carattere open di Android anche se uno sviluppatore di Facebook spalleggia Apple.

Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Il tablet PC da 7 pollici morti sul nascere? Troppo piccoli per soddisfare i consumatori? RIM, fresca della presentazione del PlayBook (RIM PlayBook, il tablet potente che scuote il settore), ha criticato pesantemente le considerazioni fatte da Steve Jobs, AD di Apple (Jobs: tablet da 7 pollici? Sono morti sul nascere).

"Chi di noi vive fuori dal campo distorto di Apple sa che i tablet da 7 pollici saranno una grande fetta del mercato. Sappiamo inoltre che il supporto a Flash è importante per i consumatori che vogliono una vera esperienza Web. Mentre il tentativo di Apple di controllare l'ecosistema e mantenere una piattaforma chiusa potrebbe essere giusto per lei, gli sviluppatori vogliono più opzioni e i consumatori vogliono accedere completamente alla stragrande maggioranza dei siti che usano Flash".

"Crediamo che molti consumatori si stiano stancando di sentirsi dire che cosa pensare da Apple. RIM ha raggiunto il record di vendite in cinque trimestri consecutivi e ha recentemente stimato 13,8 / 14,4 milioni di smartphone BlackBerry venduti per l'attuale trimestre. Apple preferisce confrontare il proprio trimestre concluso a settembre con il trimestre di RIM che si è concluso ad agosto. Questi dati non dicono l'intera verità perché non tengono conto della domanda industriale di settembre, che è tipicamente più forte rispetto ai mesi estivi, né spiega perché Apple ha venduto solo 8,4 milioni di dispositivi nel trimestre precedente. Non sappiamo inoltre se i risultati del quarto trimestre erano imbottiti della domanda non esaudita e degli ordini sul canale del terzo trimestre".

"Come accade abitualmente, che il soggetto siano le antenne, il Flash o le vendite, c'è dietro una storia più complessa e presto o tardi, persino le persone all'interno del campo distorto inizieranno a offendersi perché gli è stata raccontata metà della storia", ha scritto sul blog aziendale Jim Balsillie, co-amministratore delegato di Research In Motion (RIM).

Secondo Research In Motion, Apple non solo ha torto, ma racconta balle spaziali e presto i consumatori si accorgeranno delle falsità messe in circolo da Jobs e compagni. Ricordiamo però che stiamo sempre parlando di aziende, quindi non possiamo dimenticare che se Apple "plagia" i consumatori e RIM l'attacca, quest'ultima non rifiuterebbe uno scenario a parti invertite.

Oltre al discorso dei tablet che abbiamo affrontato ieri, in cui dicevamo come il discorso di Jobs potrebbe - stando all'esperienza avuta con i netbook - essere non troppo campato in aria, bisogna anche dire che in questi attacchi (ha iniziato Jobs) si scorge un po' di paura: secondo voi chi ha più paura? Jobs che attacca la concorrenza, gettando fango su tutto e tutti, oppure RIM che si è sentita dire da una delle figure più importanti del mondo hi-tech che ha riposto speranze in un tablet destinato a fallire?

L'AD di Apple ieri ne ha avuto anche per Google, pungendola in particolare sull'ecosistema Android troppo frammentato e non completamente aperto. Su questo fronte sono arrivate più risposte.

Andy Rubin, creatore di Android, ha pubblicato su Twitter una risposta molto eloquente: "la definizione di open:mkdir android ; cd android ; repo init -u git://android.git.kernel.org/platform/manifest.git ; repo sync ; make" (ironia da sviluppatori…).

Iain Dodsworth, amministratore delegato di TweetDeck, ha sbugiardato Jobs, che parlando della frammentazione di Android aveva tirato proprio in ballo l'azienda di Dodsworth. Secondo Jobs lo sviluppatore dell'app Twitter si trova in difficoltà nel gestire 100 differenti combinazioni di Android e interfacce grafiche, e a supportare 244 dispositivi.

"Abbiamo mai detto che era un incubo sviluppare su Android? No, non l'abbiamo fatto. Non è così". Dodsworth ha anche aggiunto che nella sua azienda solo due persone sviluppano l'app Twitter per Android, facendo capire insomma che tutta questa frammentazione non c'è e, anche se ci fosse, non è un problema reale.

Al coro delle opinioni si è aggiunto anche Joe Hewitt, sviluppatore dell'applicazione Facebook per iPhone e in passato critico su Android (Android è orribile, parola di sviluppatore). Hewitt è anche tra coloro che sono stati citati in alcune indiscrezioni sul possibile arrivo di un Facebook Phone nei prossimi mesi (Facebookfonino in sviluppo: vero o falso? - Smartphone Facebook, per chiamare solo gli amici?).

Hewitt ha disapprovato il concetto "open" di Google. Il ciclo di sviluppo di Android è strutturato in modo che gli sviluppatori non possano mettere mano alla versione dell'OS fin quando il team Android di Google non ha terminato lo sviluppo della release interna. A quel punto il codice viene reso disponibile agli sviluppatori. "Confrontate il modello open source di Android a quello di Firefox o Linux se volete vedere quanto sia falso dire che sia open", ha scritto su Twitter lo sviluppatore.

"Fino a quando Android non è aperto in lettura e scrittura per me non è differente da iOS. Open source significa condividere il controllo con la comunità, non mostrare il codice e dire cosa fare. Penso che sia la mancanza di visibilità dei progressi giornalieri a infastidirmi più, anziché la mancanza di un accesso alla scrittura (del codice, NdR). Rifiutare di condividere la vostra visione e i progressi fino al grande evento….è molto open. […] Il punto è che sto cercando di dire che i litigi di Rubin con Jobs sono una farsa, perché entrambi rifiutano di condividere l'unica cosa che conta: il controllo. Dico che stanno facendo il minimo indispensabile, ma che si vantano come se fossero al livello di Linux o Firefox, o anche Chrome OS".

Android può quindi definirsi open source? Google fa bene a gestire il progetto come ha fatto finora? Altre domande, oltre a quelle che sono emerse lungo tutta la notizia, a cui non mancheranno di certo risposte.